domenica 3 febbraio 2008

Villa Castelli e il lavoro

Dopo tanti anni di lavoro al Nord, ho deciso di tornare al mio paese natìo, a Villa Castelli.
Me ne ero andato perché non era facile trovare lavoro qui al Sud, me ne ero andato perché ero stanco di vedere mio padre umiliarsi davanti ai politici o imprenditori della zona per cercare di avere un minimo di lavoro per me.
Mi sembrava troppo strano tutto questo: in fondo io dovevo lavorare per guadagnarmi lo stipendio, non lo volevo mica gratis: ed allora perché bisognava implorare o peggio pagare per avere un lavoro? Purtroppo questo era il Sud negli anni 70-80.
Così sono andato al Nord, ed in effetti ho visto che non bisogna mettersi in ginocchio al Nord per lavorare, non doveva umiliarsi mio padre.
Lì, al nord forse ci tengono a non farti sentire uno schiavo, anche perché se ti senti uno schiavo lavori male e senza stimoli e di conseguenza rendi poco.

Il mio sogno comunque era sempre quello di tornare, di dare una mano ai miei concittadini a migliorare la nostra terra, la nostra vita, la nostra situazione socioeconomica.
Ormai ero stato più di 20 anni al Nord, ed avevo ormai una certa esperienza nel mondo del lavoro, e così, con l’esperienza acquisita, volevo dare una mano a tutta la cittadinanza del mio paese, la mia esperienza di vita.
Al Nord ero considerato un ottimo lavoratore e ben pagato, e questo mi aveva dato forza.

Ma è bastato poco per accorgermi che niente è cambiato qui, anzi, se è possibile, è tutto peggiorato. La gente è più povera, il lavoro non esiste, gli imprenditori neanche, i politici ci sguazzano e non hanno voglia di mollare l’osso: tenendo il popolo nella povertà e nella insicurezza si comanda meglio.
I politici non hanno aziende da condurre, non capiscono cosa è crescita economica, se non che loro devono mangiare sul tuo lavoro, ed è forse proprio per questo che non crescono le aziende qui, dove ancora c’è il padrone che comanda e tu non conti niente.

Si fa finta di lamentarsi che abbandoniamo la nostra terra per andare a lavorare al Nord!
Ma non è la verità: per i politici locali un lavoratore deve, se gli si offre un lavoro:

 Lavorare in nero, se è possibile;
 Lavorare 10 ore e percepirne 7;
 Non ammalarsi mai, pena la perdita del lavoro;
 Non lamentarsi mai;
 Percepire lo stipendio 3-4 mesi dopo;
 Ricordarsi di portare la paghetta a chi ti ha trovato il lavoro;
 Sentirsi un cittadino di serie B, insomma uno schiavo.

E’ possibile rimanere qui a queste condizioni? Cosa si può consigliare ai giovani?

La prima cosa che ti levano è la voglia di vincere, poi lentamente scompare la voglia di lottare, tanto sei sempre un perdente, se non paghi.
Alla fine ti levano la speranza di vivere, e così ti manca il respiro, ti manca la dignità, e diventi davvero solo un peso per la società, ma è meglio un peso per chi ci comanda, che una mente che può rompere gli equilibri del sistema che ci tiene sotto controllo e ci uccide lentamente.
Speriamo che la gente si svegli, che smetta di essere clientelare, che smetta di cercare favori ai politici, che così diventano mafiosi, che cominci ad alzare la voce e si faccia sentire, senza accontentarsi dell’elemosina di qualche politico mafioso, senza credere alle menzogne dei politici parassiti che ci circondano, tutti, da destra a sinistra.

Pino Ciraci

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