mercoledì 13 febbraio 2008

Pensieri sulla Costituzione Italiana

La nostra Costituzione, sessant'anni ben portati, perché tutela i diritti fondamentali dell’uomo, afferma l'uguaglianza dei cittadini senza discriminazioni, perché prescrive che l'iniziativa economica deve essere indirizzate a fini sociali, perché stabilisce che il lavoro deve garantire ai cittadini una esistenza libera e dignitosa, perché ripudia la guerra, perché predica la pace.

Una Costituzione figlia del grande movimento popolare di liberazione e di progresso che la storia ci ha consegnato col nome di Resistenza. Ma oggi, dopo tanti anni in cui è stato portato avanti il progetto di società imperniato sulla centralità del lavoro e sul riconoscimento delle libertà e dei diritti fondamentali, quale è il destino del nostro Statuto? Recentemente sembra che stanno nascendo diverse «costituzioni parallele» le quali puntano a cancellare del tutto la prima parte della Costituzione italiana e cioè quella dei principi, delle libertà e dei diritti.
Costituzioni di stampo integralista e reazionarie che vogliono eliminare la vera identità costituzionale, quella delle idee di pluralismo e di tolleranza, per mettere al suo posto verità ritenute assolute da politici arrivisti o pluriindagati, pluriinquisiti e pluricondannati che rischiano di provocare lo scontro fra valori, se non proprio di democrazia. Un rischio quindi culturale e sociale, perché viene vista come un ostacolo alla crescita moderna liberista perché non si limita solo a disciplinare il funzionamento delle istituzioni, ma disegna una democrazia progressiva indicando importanti obiettivi di uguaglianza, di solidarietà e di giustizia sociale, che non piacciono a chi vuole soggiogare l’intera Italia, come un dittatore.
Una Costituzione nella quale il metodo democratico deve fare spazio alle proposte di regole elettorali modellate sugli interessi dei singoli partiti, alle ipotesi di riforme costituzionali intese a rafforzare i poteri dei vertici di governo, ai tentativi di indebolire il ruolo del Parlamento ed a politiche rivolte a scoraggiare le forme di partecipazione democratica. E sì, perché se è vero che i partiti versano in una grave crisi, ma sono forti in termini di potere, di occupazione di posti di controllo, ma inesistenti nella società, è altrettanto vero che essi vanno riguardati come strumenti indispensabili della democrazia e vanno perciò ricondotti al ruolo assegnato loro dalla Costituzione, cioè di «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
Il sessantesimo compleanno della Costituzione purtroppo vive una congiuntura politica non certo rassicurante come le dichiarazioni di Veltroni il quale non si è soffermato sui gravi problemi del Paese, ma ha concentrato la sua attenzione sulle regole del gioco. Ed ha annunciato riforme in due fasi: la prima per ottenere un sistema proporzionale bipolare e la seconda proponendo agli italiani il maggioritario a doppio turno e l'elezione diretta del Capo dello Stato. Veltroni si è pronunciato insomma per la introduzione del sistema presidenziale alla francese, una riforma non certo in linea con lo spirito della Costituzione.

Che dire a fronte di questo malinconico scenario? Noi siamo figli della Costituzione, così vorremmo restare, perché in lei c’è la nostra identità di popolo, e nei suoi 139 articoli racconta chi siamo, da dove vengono i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali. Ma se si devono riscrivere le regole, facciamolo tutti insieme, altrimenti governassero da soli, perchè non ci sentiremmo più tutelati da uno stato che non esiste più.

“LA COSTITUZIONE E’ UNA SIGNORA DI 60 ANNI CHE PRESENTA PIU’ VALORI GIOVANI CHE RUGHE. SI POSSONO TOGLIERE LE RUGHE DAL VOLTO DI UNA BELLA SIGNORA ED E’ QUELLO CHE DOBBIAMO FARE, L’IMPORTANTE E’ LASCIARE INTATTI, CONOSCIUTI ED AMATI, I SUOI LINEAMENTI FONDAMENTALI”
(Giorgio Napoletano)





Pino Ciraci

Attacco alla legge 194

E' ripartito da un ambiguo Ferrara l'attacco alla 194, i protagonisti: Ruini, Bondi e la Binetti.
(e Berlusconi ne approfitta per farsi votare dai cattolici, ma non sa che i cattolici non votano mafiosi e ambigui)

Purtroppo non c’è niente di nuovo, rivedendo che ancora esistono quelli che non considerano le donne persone moralmente responsabili. Al rintocco del nuovo anno Giuliano Ferrara ha proposto una moratoria degli aborti cancellando di fatto la legge 194, coinvolgendo il Cardinale Ruini, favorevole alla crociata contro la legge.
E immediatamente, con zelo sottomesso, Sandro Bondi annuncia una mozione parlamentare per rivedere la legge 194. E Paola Binetti si è detta pronta a votare con Forza Italia per la modifica delle linee guida per l'applicazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza.
Ma Ferrara, Bondi, Binetti fanno parte di coloro che in questi anni hanno prodotto un vero e proprio attacco alle libertà, ai diritti, alla autodeterminazione delle donne. Non si nascondano dicendo di essere cattolici, perché tantissimi cattolici, tra cui il sottoscritto sono stati favorevoli alla legge. Loro fanno parte di coloro che non vogliono o fanno finta di non capire che sui diritti delle donne si determinerà una reinterpretazione dei conflitti e si definirà la qualità della democrazia del nostro paese.
Con orgoglio civile, le donne infatti, sanno che nelle politiche pubbliche c’è bisogno del loro sguardo di libertà, la libertà di concepire e costruire una possibilità di vita dentro la quale anche la maternità sia responsabilmente e consapevolmente scelta. Che cosa allora si aspetterebbero le donne dalla politica, in questi tempi di attacco alla 194, in cui si propone un’offensiva ideologica per il modo in cui si parla di aborto come soppressione di vita umana? (Tutta ideologica e politica, schifosamente politica sulla pelle delle donne e dei bambini).
Si aspetterebbero una precisa assunzione di responsabilità in difesa della legge sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, e invece il silenzio.
In Italia la maggioranza degli uomini e delle donne riconoscono che la legge 194 ha consentito alle donne innanzitutto e alla società di liberarsi dalla piaga dell’aborto clandestino, di ridurre le interruzioni di gravidanza, di prevenire, di avviare politiche di tutela della maternità e di affermare l’autodeterminazione delle donne nella scelta di una maternità responsabile. Sono in maggioranza anche le persone consapevoli che una scelta di maternità libera e responsabile è garantita anche da politiche che rispondano a nuovi bisogni sociali e che riconoscono i diritti fondamentali al lavoro, alla casa, a servizi di sostegno alla maternità.
In Italia è diventata coscienza collettiva l’idea che l’aborto non è reato, e non è un diritto.
E’ una decisione che una donna sa prendere, consapevole, specialmente da cattolica.
Si sa che la legge 194 non è una legge come le altre e che se ha retto nel tempo agli attacchi come il referendum abrogativo del 1981, è perché nella pratica non ha incentivato l’aborto, ha garantito assistenza a chi ne aveva bisogno, e soprattutto si è affidata al senso di responsabilità delle donne che hanno saputo far valere la loro autonomia.
Ed è ancora solo politica, perché se nel 1981 gli uomini e le donne italiane spontaneamente hanno di nuovo scelto per mantenere la legge, perché accendere ancora polemiche, che per fortuna il Vaticano stesso ha subito zittito!
Davvero oggi sollevare la questione dell’abrogazione della legge vuol dire rischiare di far perdere voti al centrodestra.
In ogni caso le donne ora sanno che certa gente come Berlusconi, Bondi, Binetti, Ferrara per giochi di potere sono disposti a camminare sulle loro vite, per rendersi conto di chi mandiamo a governare quando votiamo Forza Italia.

La legge 194 è un rigoroso e saggio punto di equilibrio fra convinzioni diverse da cui in nessun modo si può arretrare, se non perdendo le libertà ed i nostri diritti sociali.

Che cosa aspetta tutto il centro sinistra a dire con chiarezza e determinazione che la legge 194 non si tocca?


Pino Ciraci

domenica 3 febbraio 2008

Lo stipendio dei parlamentari

Il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma che strano!? quelli che si definiscono della sinistra radicale potevano almeno astenersi!!) un aumento di stipendio per i parlamentari, di circa euro 1.135 al mese. Inoltre, la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150
STIPENDIO BASE Euro 9.980
PORTABORSE Euro 4.030 (generalmente parenti o familiari)
RIMBORSO SPESE AFFITTO Euro 2.900
INDENNITA' DI CARICA Euro 335/6.455 TUTTO ESENTASSE!!!

Poi:

TELEFONO CELLULARE Gratis
TESSERA DEL CINEMA Gratis
TESSERA TEATRO Gratis
TESSERA AUTOBUS -METROPOLITANAGratis
FRANCOBOLLI Gratis
VIAGGI AEREI NAZIONALI Gratis
CIRCOLAZIONE su AUTOSTRADE Gratis
PISCINE e PALESTRE Gratis
TRENI Gratis
AEREO DI STATO Gratis
AMBASCIATE Gratis
CLINICHE Gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI Gratis
ASSICURAZIONE DECESSO Gratis
AUTO BLU CON AUTISTA Gratis
RISTORANTE Gratis

Poi:
Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!). Circa 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio).
La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO. La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215 al MINUTO !!

Fatela circolare

Si sta promuovendo un referendum per l'abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari. Queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani.

Sondaggio Eurispes

EURISPES: SEMPRE MENO FIDUCIOSI NELLE ISTITUZIONI

La fiducia degli italiani nelle istituzioni è ulteriormente calata nel corso dell'ultimo anno: e' quanto si evince da un sondaggio dell'Eurispes, contenuto nel Rapporto Italia 2008 presentato il 25 gennaio a Roma. Un italiano su due ha visto diminuire la propria fiducia, e questo sentimento ha colpito soprattutto chi si identifica con l'area politica di destra e di centro-destra (rispettivamente 70,5 e 60,9 per cento).
Altra verità sbandiera (qui si nota il potere delle televisioni), attraverso le sue reti (RAI 1 – RAI 2 – Canale 5 – Rete 4 – Italia 1 ) il pregiudicato più noto d’Italia, Silvio Berlusconi, che ha fatto leggi su misura contro il suo arresto, che dice l’Italia vuole lui e il suo governo di centro-destra.

L'unico soggetto istituzionale che ancora ottiene la fiducia della maggioranza dei cittadini è il presidente della Repubblica.
Quindi il 49,6% degli italiani è meno fiducioso verso la politica, le forze dell'ordine, i sindacati ma anche la Chiesa, la magistratura, la scuola. Le percentuali sono molto basse tra i giovani.

Il 49,6 per cento degli italiani ha perso fiducia nelle istituzioni. Per il 40,7 per cento la fiducia è invariata, solo per il 5,1 per cento è aumentata, grazie al governo di centro-sinistra. La percentuale di chi crede meno nelle istituzioni è più alta tra gli elettori di destra e di centrodestra Ma anche gli elettori di sinistra (43,9 per cento) e centrosinistra (39 per cento) si fidano meno.

Governo e Parlamento. Il 75,3 per cento degli intervistati dichiara di avere poca o nessuna fiducia nel Parlamento. Solo un cittadino su quattro si fida del governo. Solo il 14,1 per cento degli intervistati dichiara di fidarsi dei partiti. Ma non sono troppo popolari neanche i protagonisti dell'antipolitica: personaggi pubblici come Beppe Grillo o Nanni Moretti ottengono un consenso di poco superiore al 20 per cento, comunque superiore al 17 per cento medio dei politici di professione.
La Magistratura. Anche la magistratura si colloca sotto il 50 per cento: si fidano di giudici e procuratori il 42,5 per cento degli intervistati, un dato comunque in aumento rispetto al 39,6 per cento del 2007.
La Chiesa. Tra le istituzioni scivola sotto il 50 per cento anche la Chiesa, che raccoglie la fiducia del 49,7 per cento degli intervistati (perdendo oltre 10 punti rispetto all'anno precedente).
Le forze dell'ordine. Gli italiani si fidano al 50% delle forze dell’ordine.
La scuola. Arretra moltissimo anche la fiducia nella scuola, che si attesta al 33 per cento contro il 47,1 per cento del 2007.
Le associazioni di volontariato. L’unica fiducia con molto consenso (71,6 per cento) ricevono le associazioni.


MEDITIAMO,
QUESTO E’ UN SONDAGGIO REALE, NON FALSITA’ DI POLITICI
MEDITIAMO.

Pino Ciraci

Villa Castelli e il lavoro

Dopo tanti anni di lavoro al Nord, ho deciso di tornare al mio paese natìo, a Villa Castelli.
Me ne ero andato perché non era facile trovare lavoro qui al Sud, me ne ero andato perché ero stanco di vedere mio padre umiliarsi davanti ai politici o imprenditori della zona per cercare di avere un minimo di lavoro per me.
Mi sembrava troppo strano tutto questo: in fondo io dovevo lavorare per guadagnarmi lo stipendio, non lo volevo mica gratis: ed allora perché bisognava implorare o peggio pagare per avere un lavoro? Purtroppo questo era il Sud negli anni 70-80.
Così sono andato al Nord, ed in effetti ho visto che non bisogna mettersi in ginocchio al Nord per lavorare, non doveva umiliarsi mio padre.
Lì, al nord forse ci tengono a non farti sentire uno schiavo, anche perché se ti senti uno schiavo lavori male e senza stimoli e di conseguenza rendi poco.

Il mio sogno comunque era sempre quello di tornare, di dare una mano ai miei concittadini a migliorare la nostra terra, la nostra vita, la nostra situazione socioeconomica.
Ormai ero stato più di 20 anni al Nord, ed avevo ormai una certa esperienza nel mondo del lavoro, e così, con l’esperienza acquisita, volevo dare una mano a tutta la cittadinanza del mio paese, la mia esperienza di vita.
Al Nord ero considerato un ottimo lavoratore e ben pagato, e questo mi aveva dato forza.

Ma è bastato poco per accorgermi che niente è cambiato qui, anzi, se è possibile, è tutto peggiorato. La gente è più povera, il lavoro non esiste, gli imprenditori neanche, i politici ci sguazzano e non hanno voglia di mollare l’osso: tenendo il popolo nella povertà e nella insicurezza si comanda meglio.
I politici non hanno aziende da condurre, non capiscono cosa è crescita economica, se non che loro devono mangiare sul tuo lavoro, ed è forse proprio per questo che non crescono le aziende qui, dove ancora c’è il padrone che comanda e tu non conti niente.

Si fa finta di lamentarsi che abbandoniamo la nostra terra per andare a lavorare al Nord!
Ma non è la verità: per i politici locali un lavoratore deve, se gli si offre un lavoro:

 Lavorare in nero, se è possibile;
 Lavorare 10 ore e percepirne 7;
 Non ammalarsi mai, pena la perdita del lavoro;
 Non lamentarsi mai;
 Percepire lo stipendio 3-4 mesi dopo;
 Ricordarsi di portare la paghetta a chi ti ha trovato il lavoro;
 Sentirsi un cittadino di serie B, insomma uno schiavo.

E’ possibile rimanere qui a queste condizioni? Cosa si può consigliare ai giovani?

La prima cosa che ti levano è la voglia di vincere, poi lentamente scompare la voglia di lottare, tanto sei sempre un perdente, se non paghi.
Alla fine ti levano la speranza di vivere, e così ti manca il respiro, ti manca la dignità, e diventi davvero solo un peso per la società, ma è meglio un peso per chi ci comanda, che una mente che può rompere gli equilibri del sistema che ci tiene sotto controllo e ci uccide lentamente.
Speriamo che la gente si svegli, che smetta di essere clientelare, che smetta di cercare favori ai politici, che così diventano mafiosi, che cominci ad alzare la voce e si faccia sentire, senza accontentarsi dell’elemosina di qualche politico mafioso, senza credere alle menzogne dei politici parassiti che ci circondano, tutti, da destra a sinistra.

Pino Ciraci

sabato 2 febbraio 2008

L'Italia che (non) vogliamo.....!!!

L’Italia che vogliamo, quella dei Mastella, dei Berlusconi, dei Cuffaro……

È meglio un giudice morto ammazzato o un giudice trasferito, deriso, inquisito, deferito, insultato? Meglio Livatino o De Magistris o Forleo?
Questo è il problema. Meglio vivere nella pax politico mafiosa o combattere come hanno fatto Borsellino, Falcone e centinaia di nostri cittadini e finire dimenticati sotto una lapide?
Chi si fa i fatti suoi vive cent’anni, per questo siamo tra le popolazioni più longeve del mondo. Come si fa i fatti suoi la maggioranza degli italiani non se li fa nessuno. Esistono però sacche di resistenti. Pochi milioni, meno del 10%. Per ora rumoreggiano, mormorano, mugugnano, bloggano. Sono come le riserve indiane, sono le nuove riserve italiane. I nostri Cavallo Pazzo, Toro Seduto e Geronimo si chiamano Grillo, Ferrando, Ciraci, Travaglio, Abbate, Saviano.
Le tribù dei Lakota hanno stracciato i Trattati firmati 150 anni fa con gli Stati Uniti.
Non si considerano più cittadini statunitensi. La nazione Sioux si è ritirata unilateralmente dal resto del Paese. I Sioux d’Italia per ora non sono arrivati a tanto. Vogliono rimanere nella legalità. La loro, ovviamente, perché della legalità dei politici e delle lobby si è persa ogni traccia. Qualche milione di cittadini onesti vive nella sua riserva personale, in un appartamento con il mutuo a tasso variabile con la famiglia e gli amici. Sono piccole enclavi sparse nel Paese che aspettano il loro Little Big Horn e lo scalpo del Generale Custer.
La divisione tra Paese onesto e disonesto è palese, i delinquenti non si nascondono più. Non hanno nulla da temere dalla legge. La magistratura è stata sconfitta, omologata. Il Parlamento è un luogo extragiudiziale, di servi, di pregiudicati e qualche brava persona capitata lì per caso. Nessuno di loro è stato eletto dagli italiani.
Le enclavi degli onesti però si parlano attraverso la Rete, fanno proseliti e cercano soluzioni a livello locale. Sputtanano i consiglieri comunali corrotti e mangia mangia, senza bandiera se non quella del Dio Denaro, da destra a sinistra. Bloccano gli inceneritori, lottano per avere l’acqua pubblica. Si sostituiscono ai politici, diventano cittadini prestati alla politica. Come dovrebbe essere in un Paese civile.
Finchè sarà possibile, finchè la Rete sarà libera, non manomessa e falsa come le televisioni del Padrone Berlusconi che ci propina verità falsissime, bugie senza diritto di replica, mentre in Rete tutti possiamo parlare e dire le nostra verità.
Ormai è sufficiente una legge, un’interpretazione, un comma, un giornale compiacente che pubblica notizie riservate e il gioco è fatto: il colpevole diventa il giudice. La politica si è evoluta, non ha più bisogno di tritolo. Oggi Borsellino sarebbe ancora vivo. Il CSM lo avrebbe condannato. Mastella ne avrebbe chiesto il trasferimento. I media lo avrebbero messo in croce. Sarebbe finito in una riserva italiana, dove è finito Caselli, dove finirà la Forleo. Purtroppo la fine degli onesti.
Una volta ci si chiedeva se saremmo morti democristiani, oggi ci chiediamo se moriremo in un Paese senza legalità.
I Sioux scalpavano i nemici, noi non possiamo fare neppure quello. I nostri nemici hanno solo parrucchini, capelli di plastica e facce di bronzo o cera.

Beppe Grillo e Pino Ciraci

la bellezza di Villa Castelli

Sicuramente le immagini non danno l'idea della particolarità del posto e delle sensazioni che ti trasmette vivendoci. La morfologia, la vegetazione, le tipiche case rurali (trulli e lamie), i quartieri antichi dalle bianche facciate colorate a calce, la gravina con le piante della macchia mediterranea, la Chiesa madre, il Castello, l'ospitalità del popolo e la loro filosofia di vita e altre cose rendono questo posto:

MAGICO

Ideale per una vacanza con la famiglia e se tu sei giovane e vuoi divertirti senza percorrere troppa distanza, qui puoi davvero trovare tutto il necessario. Sono tante le manifestazioni, le fiere, i concerti che si svolgono in questa terra baciata da Dio.

SPIAGGE
Qui si trovano spiagge dall'aspetto selvatico e mediterraneo libere ma pulite che danno l'impressione di distaccarsi completamente dalla civiltà e dallo smog della vita odierna, ed anche dotate di tutti comfort distanti solo 30 Km verso il mar Jonio e 20 Km dal Mar Adriatico.

SPORT
Piscine, palestre su spiaggia, campi da calcetto e tennis, club di tiro con l'arco ed altro sono diffusi in tutto il territorio, ma lo sport più suggestivo è l'equitazione, infinite cavalcate su cavalli di antica razza (i neri e alti "Murgesi") attraverso la selvatica e profumata vegetazione locale chiamata Macchia Mediterranea e protetta dal Ministero per l'Ecologia e l'Ambiente, tra i monti da cui si può godere di un panorama unico fatto di sterminati uliveti delimitati da muri a secco e naturalmente dal mare.

TEMPO LIBERO
La zona è ricca di discoteche al coperto (per tutto l'anno) e sulle spiagge (in estate), piano-bar, spettacoli di musica: la rassegna estiva "PIETRE CHE CANTANO" offre ogni giorno spettacoli di Jazz internazionale di alto livello nella tipica masseria "Montalbano Vecchia" del paese vecchio vicino Ostuni (BR), oppure la rassegna di "Artisti per strada"che offre agli spettatori che percorrono le vie del paese di Cisternino (BR) l'esibizione di artisti in ogni angolo del paese, e ancora L’Alter Festa sempre a Cisternino con il meglio della musica rock Italiana, La Notte della Taranta a Melpignano (LE) che ormai è la manifestazione di musica popolare più grossa in Italia, il Festival della Valle d’Itria a Martina Franca (TA), il Festival della Pizzica a Villa Castelli (BR) e tante altre, ed ancora escursioni a cavallo per il mare, regate in barca a vela e windsurf, escursioni organizzate per la visita dei più bei posti del Meridione d'Italia come le grotte di Castellana, i meravigliosi "Sassi "di Matera e davvero tanti altri posti da vivere.

RISTORANTI
Ristoranti, locande, taverne, pizzerie, macellerie con forno a legna faranno a gara per cucinarvi piatti fatti con ingredienti genuini di gusti indimenticabili (compresi piatti vegeteriani) a prezzi economici, così potrai assaggiare le specialità del posto, come "pasta e ceci", "fave e verdure", gli "gnummarieddi", la carne al fornello, le "orecchiette con le cime di rape", e tanti altri piatti tipici di questa favolosa cucina mediterranea, con il miglior vino europeo (il primitivo locale) ed il miglior olio italiano.

HOTEL, AGRITURISMI
Riguardo agli Hotel a 3 o 4 stelle non ci saranno problemi di prenotazione nell'arco dell'anno, ed il loro servizio è proporzionato al loro prezzo, saranno comunque tutti puliti e confortevoli. Tantissime le proposte di aziende agrituristiche, che possono fornirvi una vacanza su misura.
Sarà facile ed economico prendere in affitto trulli o case di campagna per tutto l'anno.

LA GENTE DI PUGLIA
L'ospitalità qui è considerata sacra, ed è facile vedere nei volti di questa gente la bontà e la serenità d'animo, che mette in pace con se stessi qualsiasi turista, è facile vedere come i visi sono scolpiti dal sole e dall'esperienza contadina, anche se molti personaggi famosi sono nati in questa terra.

venerdì 1 febbraio 2008

"Viaggio in Terra di Brindisi"

La fattoria "Li Castelli" (dal latino castellum che significa borgata, villaggio) era in un'area abitata già in età preistorica (probabilmente dalla fine del neolitico, IV millennio a. C., alla metà dell'età del bronzo), e sarebbe sorta sull'impianto di una villa rustica romana. Nei secoli XVI e XVII "Li Castelli" era una delle più grandi tenute dell'agro di Francavilla, e gli Imperiali, feudatari della zona, vi avevano realizzato un allevamento di cavalli di razza, che fu assai fiorente alla fine del XVIII secolo. Morto senza figli l'ultimo degli Imperiali, Michele, la tenuta fu acquistata nel 1797 dal duca di Monteiasi che, per popolarla, la concesse in enfitèusi ai contadini di Ceglie e Grottaglie disposti a trasferirvisi. Il duca vi costruì una chiesa, che dedicò al Santo Crocifisso, e risistemò il palazzo degli Imperiali per adattarlo a sua dimora. Agli inizi dell'800, la denominazione "Li Castelli" o "Monte Castelli" fu sostituita con quella di Villa Castelli, con riferimento alla ville (città in francese), e a somiglianza di Francavilla, della quale Villa Castelli era frazione. Divenne Comune nel 1926.

Un bene ambientale interessante è la "gravina" (grande burrone), tornata all'antico splendore con la messa a dimora di piante ed essenze mediterranee. Sulla via per Francavilla è la chiesetta della Madonna dei Grani, edificata su una grancia (fabbricato rurale con funzione di deposito) basiliana del XII secolo. Nell'agro di Villa Castelli è pure interessante l'insediamento di Pezza Petrosa, frequentato dalla fine del V al III sec. a. C.

di Angela Marinazzo

Villa Castelli: le origini

Il toponimo "LI CASTIEDDI" all'origine designava una vasta fattoria ed apparteneva ai Principi Imperiali di Francavilla Fontana. In detta fattoria, nei secoli XVI e XVII, gli Imperiali crearono una stazione di scelte razze equine che si sviluppò fino alla fine del secolo XVIII. Per due secoli il casato degli Imperiali rimase in possesso del feudo di Francavilla Fontana dal 1592 al 1782, cioè fino alla morte del principe Michele Imperiali. Morto costui senza eredi diretti alla successione feudale, si estingueva il diritto di successione nel possesso del feudo.
1752 - La Regia Camera della Summaria del Regno di Napoli (regnava Ferdinando IV di Borbone), vendette il Feudo di Francavilla; a diversi compratori e al miglior offerente, poiché si trattava di una vendita all'asta. In quell'occasione ricche famiglie francavillesi, Caniglia Bottari, Giannuzzi, Tagliavanti, Marrese, Scazzeri ecc... ne acquistarono le masserie. Anche il duca di Monteiasi, Gioacchino Ungaro comprò la masseria di Pezza della Corte per 24.000 ducati e la masseria di "LI CASTIEDDI" per 27.914 ducati.
dal 1808 in poi - Il figlio del Duca di Monteiasi, Carlo Ungaro, diede in enfiteusi queste terre a coloni venuti da Ceglie, Francavilla, Martina, Monteiasi, Grottaglie, Alberobello ecc..., i quali dissodarono queste terre brulle e aride sì da renderle fertili ed ubertose nello spazio di un ventennio di duro lavoro. I coloni costruirono i loro pagliai e le loro casupole i così detti trulli in pietra a secco sui loro fondi per meglio attendere ai lavori agricoli, in seguito fabbricarono i trulli intorno al Palazzo Ducale (attuale Municipio). Sorse così ai primi dell'Ottocento il nuovo centro abitato. 1823 - Il Duca Carlo Ungaro, avendo constatato che il villaggio cresceva in popolazione, fece ricavare una Cappella all'interno del Palazzo ducale e fu dedicata al SS. Crocifisso, e si prodigò inoltre perché vi fosse un sacerdote per la cura delle anime.
1830 - Missione dei padri di San Vincenzo de'Paoli venuti dalla città di Oria. A seguito di detta missione fu istituita la parrocchia San Vincenzo de'Paoli, furono introdotti i registri di battesimo, di matrimonio e di morte. La popolazione contava 700 anime di cui 150 abitavano nei trulli attorno al Castello, e il resto era sparso nelle campagne, vivendo chi in pagliai e chi in trulli.
1843 - Fu istituita la sezione dello Stato Civile alla dipendenza del Comune di Francavilla Fontana.
1852 - I Villacastellani chiesero il distacco da Francavilla per aggregarsi a Ceglie M.ca dal momento che il Comune capoluogo era indifferente alle varie necessità di cui avevano bisogno. Ma questa richiesta cadde nel vuoto.
1862 - I Villacastellani tornarono alla carica rivolgendosi al Consilio Provinciale di Lecce per ottenere l'Autonomia Comunale, ma fu inutile. La popolazione contava 1400 anime.
1871 - La popolazione contava 1500 anime e "veniva guidata da Francavilla Fontana un po' peggio di una vil mandria" come riferiva una memoria del Padre Cappuccino. In detta memoria si lamentava la mancanza di una chiesa sufficiente a contenere i fedeli, i disordini continui che si verificavano per mancanza di strade e di cimitero dovendo trasportare i cadaveri in quello di Francavilla con grandi disagi, ed anche perché erano privi di un medico condotto e di un farmacista. 1877/79 - In questi anni il Comune di Francavilla diede inizio alla costruzione del Cimitero; acquistò una grande cisterna per l'acqua potabile; provvide ad un corriere postale, furono iniziati i lavori di sistemazione di alcune strade interne che erano a fondo battuto; fu collocato un orologio, furono installati dieci lampioni a petrolio che venivano accesi al tramonto del sole e nei periodi che non vi era luna piena; fu ampliata la Chiesa Parrocchiale (Chiesa Vecchia).
1882 - Venne istituito l'Ufficio Telegrafico.
1885 - Fu nominata la prima ostetrica comunale. Il villaggio a questa data contava 1700 abitanti.
1891 - Don Giuseppe Caliandro di Villa Castelli fu ordinato sacerdote dal vescovo Mons. Teodosio Maria Gargiulo e nominato economo curato della parrocchia San Vincenzo de'Paoli. Si adoperò moltissimo per la costruzione della Nuova Chiesa Parrocchiale, essendo l'antica piccola ed insufficiente all'accresciuta popolazione.
1898 - L'8 Maggio, festa della Madonna di Pompei, fu posta la prima pietra della Nuova Chiesa. Si lavorò per 40 anni con lunghe pause di stasi, ora dovute alla guerra, ora alle carestie, prima di veder completata l'opera. 1908 - Viene collocata la prima fontana pubblica dell'Acquedotto all'angolo di Corso Vittorio Emanuele II con Via Margherita di Savoia.
1911 - La popolazione ha raggiunto 3042 unità.
1921 - La popolazione conta 4011 unità sufficienti per ottenere l'Autonomia.
1926 - L'11 febbraio il Comune ottenne la sospirata Autonomia dopo tenaci ed aspre lotte sostenute dai nostri padri. Il Prefetto di Brindisi mandò come il primo Potestà ad amministrare il nuovo paese il Cav. Angelo Raffaele Ostillio.
1938 - L'8 Maggio viene benedetta la Chiesa Nuova, giorno di grande festa per la devozione alla Madonna di Pompei.
1966 - Viene costruito un nuovo edificio di Scuola Elementare; negli anni successivi vengono avviate le prime sezioni di Scuola Media.
1995 - Viene eletto come sindaco il Signor Vitantonio Caliandro, eletto direttamente dalla cittadinanza e non più dal Consiglio Comunale, secondo le disposizioni della nuova Legge Elettorale.
1999 - Viene rieletto a suffragio generale (80% dei voti) il sig. Vitantonio Caliandro, forte della sua politica innovativa.

Il futuro che arriva, il berlusconi indagato

Berlusconi indagato ….. da sempre …..è sempre più mafioso…
E chi paga? Paga la legge purtroppo….. che schifo!
( ma per i comuni normali la legge è diversa )

Berlusconi è indagato dalla Procura di Napoli per la corruzione di Saccà, presidente Rai e per istigazione alla corruzione del senatore Randazzo e di altri senatori della Repubblica. Una storia che ha un'evidente rilevanza politica e si può raccontare così. Come tutte le storie che si rispettino è avviata dal caso. I pubblici ministeri stanno ficcando il naso su un giro di iperfatturazioni che nasconde la costituzione all'estero di fondi neri. Fondi neri di cui Berlusconi è indagato dal 1987, e che sempre è riuscito a svicolare, spesso facendo leggi ad hoc per lui.
La ricostruzione dei movimenti finanziari svela che il denaro ritorna in Italia attraverso la Svizzera. Per i personaggi coinvolti, per i loro contatti nel mondo della Rai, il sospetto degli investigatori è che quelle somme possano essere o le tangenti destinate ad amministratori del servizio pubblico o "fette di torta" che i produttori televisivi si ritagliano, franco tasse. Al centro dell'attenzione finisce un produttore tv, Giuseppe Proietti, che ha lavorato alla Sacis (la società di produzione della Rai).
Il suo rapporto con Saccà è costante. Interrogato, il presidente Rai nega di conoscere Proietti, ma nel periodo delle indagini, Proietti si reca 88 volte in viale Mazzini e in 40 di queste occasioni è in visita da Saccà che ignora di essere al centro di un'inchiesta che, come sempre accade ha il suo perno nell'ascolto telefonico. Nelle comunicazioni del presidente di Rai saltano fuori delle attività che i pubblici ministeri giudicano non legittime per un dirigente Rai. Agostino Saccà è insoddisfatto della sua collocazione in Rai. Si sente sottovalutato e avverte di essere guardato a vista dal direttore Cappon. Vuole lasciare la Rai per "mettersi in proprio" nella sua Calabria, collaborare al "progetto Pegasus", un'iniziativa che vuole consociare le capacità e la qualità dei piccoli produttori televisivi italiani per farne una realtà industriale in grado di competere sul mercato nazionale e internazionale.
Saccà parla molto delle sue idee e dei suoi progetti al telefono, soprattutto con il consigliere d'amministrazione della Rai, Giuliano Urbani. Con Urbani, Saccà conviene che in "Pegasus" bisogna far spazio a "un uomo di Berlusconi". Il presidente Rai ne va a parlare con il Cavaliere. Si incontrano spesso, a quanto pare. E' a questo punto dell'indagine che emerge l'intensa consuetudine dei rapporti tra Berlusconi e Saccà. Secondo fonti attendibili, soprattutto una decina di telefonate dirette tra il giugno e il novembre di quest'anno appaiono illuminanti. Berlusconi e Saccà discutono della sentenza del Tar che ha bocciato l'allontanamento dal consiglio d'amministrazione della Rai, Petroni.
Saccà sostiene che i consiglieri del centro-destra non sanno cogliere "le dinamiche positive". Spiega al Cavaliere come intervenire. Lo sollecita a darsi da fare per eliminare i contrasti che dividono "i suoi consiglieri". Berlusconi appare a suo agio con Saccà. Il Cavaliere si fa avanti anche per risolvere qualche suo problema personale e politico. In una telefonata, alla domanda di Saccà: come sta, presidente? "Socialmente - dice Berlusconi - mi sento come il Papa: tutti mi amano. Politicamente, mi sento uno zero... e dunque per sollevare il morale del Capo, mi devi fare un favore. Vedi se puoi aiutare...". Il Cavaliere fa quattro nomi di candidate attrici: Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti. Sai, spiega Berlusconi a Saccà, non sono tutte affar mio perché "la Evelina Manni mi è stata segnalata da un senatore del centro-sinistra che mi può essere utile per far cadere il governo". Promette Berlusconi a Saccà: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto... Agostino Saccà.
Agostino Saccà appare consapevole che la preoccupazione del Cavaliere sia la "campagna acquisti" inaugurata al Senato per capovolgere la maggioranza che sostiene il governo Prodi. Fa quel che può nell'interesse del "Capo". In estate, incontra il senatore Fuda, un transfuga di Forza Italia, oggi nel centro-sinistra. Dell'esito del colloquio, Saccà riferisce a un commercialista calabrese con studio a Milano con molti incarichi in società pubbliche, oggi sindaco di Rai Way. Dice Saccà: "Fuda vuol far sapere al Capo che il suo cuore batte sempre a destra, anche se è costretto a stare oggi a sinistra e che comunque il Cavaliere deve starne certo: Fuda gli darà un aiuto in Parlamento". Saccà e Pilello discutono al telefono l'abbordaggio del senatore Randazzo. Il commercialista assume informazioni sullo stato economico dell'eletto in Oceania. Ne riferisce a Berlusconi che lo convoca ad Arcore. Si può presumere che il commercialista riceva l'incarico di accompagnare Randazzo da Berlusconi.
Dopo qualche tempo, gli investigatori filmano l'arrivo di Pilello all'aeroporto di Roma dove è in attesa Randazzo e l'ultimo brevissimo tragitto fino a Palazzo Grazioli. Quel che accade nella residenza romana di Berlusconi lo racconterà il senatore ai pubblici ministeri. Berlusconi lo lusinga. Appare euforico. Vuole conquistare la maggioranza al Senato e dice di essere vicino ad ottenerla. Se Randazzo cambierà cavallo, potrà essere nel prossimo esecutivo o viceministro degli Esteri. L'elenco dei benefit offerti non finisce qui. Randazzo sarebbe stato il numero 2, appena dietro Berlusconi, nella lista nazionale alle prossime elezioni e l'intera campagna elettorale sarebbe stata pagata dal Cavaliere.
Randazzo è scosso da quelle proposte. Ricorda ai pubblici ministeri un bizzarro episodio che gli era occorso in luglio. Passeggiava in piazza Colonna a Roma. Come d'incanto si ritrova accanto un imprenditore australiano, Nick Scavi. L'uomo lo apostrofa così: "Voglio offrirti la possibilità di diventare milionario. Ti darò un assegno in bianco che potrai riempire fino a due milioni di euro". Randazzo rifiuta l'avance. L'altro non cede. Trascorre qualche giorno e lo richiama. Gli chiede se ci ha ripensato. Randazzo non ci ha ripensato. Come Nick Scavi, anche Berlusconi non cede dinanzi al primo rifiuto di Randazzo. Per superare le incertezze, il Cavaliere rassicura il senatore: "Caro Randazzo, le farò un vero e proprio contratto...". Ancora il telefono racconta come vanno poi le cose. Pietro Pilello dice che Berlusconi gli ha chiesto il numero telefonico di Randazzo perché aveva bisogno di parlargli con urgenza. Il senatore conferma durante l'interrogatorio: "E' vero, Berlusconi mi chiamò e mi disse: lei ci ha pensato bene, le carte sono pronte, deve solo venirle a firmarle. Mi basta anche soltanto una piccola assenza". Al Senato un'assenza, con l'esigua maggioranza del centro-sinistra, ha il valore di un voto contrario. "Una piccola assenza" è sufficiente perché, dice Berlusconi, "ho con me Dini e i suoi - che non dovrebbero tradire - e tre dei senatori eletti all'estero". Vanagloria del Cavaliere come quella storia dei "contratti di garanzia"? Forse sì, forse no. E' un fatto che almeno "un contratto" è saltato fuori a Napoli in un'altra indagine che ha come indagato per riciclaggio il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama (alcuni suoi assegni per 400 mila euro sono stati ritrovati nelle mani di un noto contrabbandiere, Rocco Cafiero).
Durante l'investigazione, è stato sequestrato un contratto, inviato via fax a quanto pare, a firma Sandro Bondi e Sergio De Gregorio in cui si dà conto dell'impegno finanziario concordato tra le parti, delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. E' l'accordo stipulato tra Forza Italia e l'associazione "Italiani nel mondo" di De Gregorio. Altri accordi, evidentemente, avrebbero dovuto nascere soltanto se i senatori del centro-sinistra avessero voluto.

Questi i fatti sconvolgenti. Un'inchiesta della magistratura napoletana che si basa su intercettazioni telefoniche e che riguarda tentativi di corruzione in ambito Rai e le offerte del Cavaliere al senatore del centrosinistra Randazzo per passare con l'opposizione. Nessuna corruzione, dice Berlusconi, solo normali pratiche politiche. "Ho fatto solo la corte ai senatori ma tutto questo è avvenuto alla luce del sole" dice. Induzione al ribaltone? Assolutamente no, ma solo "candidature e incarichi di governo" per "persone meritevoli". Il tutto fatto "in maniera assolutamente corretta".


Per capire cos'è la politica oggi ai tempi di Berlusconi servono i soldi, i soldi, simbolo del potere di Berlusconi, l’unico modo che ha per comandare l’Italia e gli Italiani: comprarli come schiavi.
Ancora una volta un'intercettazione svela il vero volto del potere in Italia. Ancora una volta gli intercettati, Berlusconi in testa, reagiscono lamentando la violazione della privacy, senza mai entrare nel merito dei contenuti. Devastanti. Rivedendo la scena, protagonisti Berlusconi e Saccà, direttore Rai, in teoria il capo della concorrenza a Mediaset. Nei minuti di conversazione, si parla di televisioni, attrici raccomandate e politica. Senza soluzione di continuità perché sono la stessa cosa.
"Agostino" declama dall'ingresso in scena la sua natura di servo contento. Batte le mani al padrone, che fa il ritroso, lo gratifica di "uomo più amato d'Italia" ("lei colma un vuoto nel Paese, anche emotivamente"), usa il "noi" di parte per vantare la sua fedeltà. "Abbiamo mantenuto la maggioranza nel consiglio d'amministrazione Rai". Quindi, sempre in posizione genuflessa, il servo Agostino porta idealmente la bocca dalla scarpina rialzata del signore all'orecchio per sussurrargli i nomi dei traditori.
Berlusconi prende nota e passa alle comande di giornata. Ha bisogno che vada avanti la fiction sul Barbarossa ("Bossi mi fa una testa tanta..."). Il fido Agostino acconsente e comunque dice non c'è problema, assicura il boss Rai. La fiction s'ha da fare "perché poi Barbarossa è Barbarossa, Legnano è Legnano". Argomenti inoppugnabili. Senza contare l'autocitazione. Saccà è infatti il geniale inventore dello slogan "perché Sanremo è Sanremo". D'altra parte, insiste il servitore, il padrone è così modesto, così liberale, gli chiede sempre tanto poco che è un piacere contentarlo.
"Per la verità, ogni tanto ti chiedo di donne", lo corregge Berlusconi, introducendo la seconda comanda. Si tratta di piazzare la solita Elena Russo e una certa Evelina Manna, per conto di un senatore della maggioranza di centrosinistra col quale Berlusconi tratta la caduta di Prodi. "Io la chiamo operazione libertà" chiarisce Berlusconi. Esaudito il terzo desiderio, Saccà continua a profondersi in inchini e profferte di servigi. Tanto che perfino Berlusconi si stufa e lo liquida.
L'intercettazione è allegata all'inchiesta per cui Berlusconi è indagato con l'accusa di corruzione per la Rai e per il mercato dei voti. In Italia, per effetto del combinato disposto di riforme di giustizia promosse da destra e da sinistra, si sa che i processi a imputati eccellenti finiscono tutti in prescrizione, in assenza di una verità processuale.
Questa Italia è una nazione dove la politica non governa nulla, tranne la televisione. Al singolare, perché la telefonata tra Berlusconi e Saccà rivela come il sistema berlusconiano sia una vera "struttura delta" che controlla l'universo Tv. Per necessità, il padrone della televisione è diventato il padrone della politica. Usa l'una per fare l'altra e viceversa.

Questa Italia non ha più fiducia nei nostri politici, ormai troppo sporchi. Nessun giornale nazionale esce con il titolo: “VERGOGNA!” in prima pagina per la telefonata Berlusconi/Saccà che prospetta un colpo di Stato uterino. Andreotti è diventato innocente per le sue frequentazioni mafiose, e se ne parliamo diventa un perseguitato. Cuffaro dopo una condanna a cinque anni è un bravo politico perché finalmente si dimette.
I media non riescono più a coprire la realtà della povertà, della corruzione, dell’incapacità degli inetti che stanno al governo e all’opposizione. Mastella in un altro Paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria, Berlusconi avrebbe scritto libri come “Le mie prigioni” o “Le televendite da Sing Sing”.

Si preparano le elezioni. Con questa legge elettorale saranno riconfermati tutti. Non c’è il voto di preferenza. Le liste le decideranno i segretari di partito che confermeranno i loro servi e i loro famigliari. La situazione economica è seria. La recessione americana sta arrivando e i più deboli ne pagheranno le conseguenze. L’Italia non può più reggere.
Il ritorno al voto con la legge elettorale attuale è un insulto agli italiani. Votare in questo caso non avrà alcun senso.
Si votino da soli. Guadagneranno forse ancora del tempo, ma il loro tempo sta per finire.

Pino Ciraci

E la chiamano vita...

E la chiamano vita,
quando vedi i diversamente abili non avere una vita pari agli altri, potenzialmente abili;

E la chiamano vita,
quando chi ha i soldi va avanti e comanda, e chi non li ha deve sperare nella bontà del “padrone”;

E la chiamano vita,
quando a 10 anni la scuola non ti da strutture o formazione per la crescita culturale;

E la chiamano vita,
quando a 20 anni sei costretto a trovare lavoro al nord, nonostante il sud è quello che paga più tasse, e qualcuno qui mangia tutto;

E la chiamano vita,
quando a 30 anni, con una laurea, per lavorare “hai la fortuna di lavare le scale” in un palazzo;

E la chiamano vita,
quando a 40 anni i tuoi ideali vanno a farsi fottere, vedendo chi ti dovrebbe rappresentare o difenderti, vendersi per potere al nemico;

E la chiamano vita,
quando a 50 anni devi elemosinare il diritto al lavoro a qualche politico o qualche parroco, solo perché speri che si accorga di te;

E la chiamano vita,
quando a 60 anni, dopo tanto sudore e poche soddisfazioni, sei costretto a vedere i tuoi figli andare via al nord per poter sopravvivere;

E la chiamano vita,
quando a 70 anni, dopo che hai dato tutto per questa società, devi elemosinare il diritto alla vita per difendere un tuo diritto;

E LA CHIAMANO VITA, QUANDO NON HAI PIU’ DIRITTO
ALLA SALUTE, (SE NON CON LA TELEFONATA DEL POLITICO O DEL PRETE)
ALLA PENSIONE, ( SE SEI FORTUNATO E TI ARRIVA, DOPO AVERLA VERSATA)
ALL’ASSISTENZA LEGALE, SOCIALE, SANITARIA.

E la chiamano vita,
quando a 80 anni, dopo tutto, ormai sei morto.

Pino Ciraci