domenica 23 novembre 2008

Taranto, ILVA, Diossina, Tumori, Morti

Dopo troppi anni di distrazione da parte dello stato e delle amministrazioni locali, le vicende relative all’Ilva hanno raggiunto le cronache nazionali.
Una recente proposta di legge della Puglia, portata avanti da Vendola, si propone di abbassare entro il 2010 il livello di produzione industriale di diossina dall’attuale “consentito” di 10 nanogrammi al metro cubo al limite di 0,4 nanogrammi (come da legge europea).
Per quanto sia già scandaloso che una regione italiana, per la tutela dei propri abitanti, è costretta a proporre una legge speciale per far rispettare ciò che è già legge a livello europeo, è ancora più deprimente il fatto che il Ministro dall’Ambiente Prestigiacomo affermi l’impossibilità di approvare la legge, per non mettere in condizione l’Ilva (responsabile dell’inquinamento) di “chiudere in 4 mesi“, riproponendo quelli che già da anni sono i fondamenti del ricatto occupazionale che incatena Taranto: perchè è cosa buona e giusta dare lavoro a 12.000 persone, pur assassinandone lentamente 200.000 da anni!
In maniera assurda il Ministro Prestigiacomo ha anche deciso di rimuovere i tecnici antidiossina dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) accusandoli di inefficienza. Dura, ma inascoltata, la replica di Vendola: “Il Ministro ha mentito e le sue parole ci confermano quanto questo governo sia inaffidabile sotto il profilo della tutela ambientale”. Secondo il pensiero liberale di Berlusconi, bisogna dare potere e soldi agli imprenditori, e fame e morte ai poveri operai.
Ma a Taranto qualcosa si muove: l’ignoranza che anni fa regnava su queste tematica gradualmente sta facendo spazio all’informazione, ed i tarantini sempre più si sono accorti di avere in casa da anni uno dei problemi ambientali più gravi d’Europa coi mortificanti dati sull’inquinamento e sull’incidenza di malattie e morti annesse.
Ecco perché sempre più spuntano sui balconi di Taranto degli striscioni per far capire che di diossina si muore veramente e a Taranto se ne respira il 92% di quella immessa in tutta Italia!
Chiudere l'Ilva, o almeno l'acciaieria e la cokeria, da cui provengono gran parte delle emissioni inquinanti è la proposta del comitato Taranto Futura, promotore del referendum che potrebbe tenersi a giugno del 2009. L'aumento delle malattie e dei tumori in città, soprattutto fra i bambini, fa spavento. La storia del bambino tredicenne a cui è stato diagnosticato un cancro ‘da fumatore’ è simbolo della situazione di emergenza che vivono i tarantini. Lo sanno bene i medici, che ogni giorno lottano contro questa realtà e lo sa bene il dr. Mazza, primario di Ematologia dell’Ospedale di Taranto che ha diagnosticato al bambino l’adenocarcinoma del rinofaringe, una patologia riscontrata solitamente in adulti e anziani fumatori. Il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno dice: «Sono un medico. Mi sono laureato con una tesi sull'epidemia di cancro ai polmoni a Taranto. Ho fatto l'Assessore all'Ambiente. Come si può pensare che la questione non mi interessi?».
Infatti appena insediato il sindaco incontrò Riva e lo incalzò sull'uso dell'urea, sostanza che agisce positivamente sulla produzione di diossina. Per alcuni mesi Riva si è adeguato e per la prima volta in 40 anni abbiamo visto ridotta la diossina del 50%. Ora, a spiriti sopiti, il trattamento è stato sospeso. Analizzando un pezzo di formaggio della zona di Statte si è notato che supera per tre volte i livelli di diossina consentiti. Per cui il danno ha coinvolto anche le masserie e aziende agricole vicine al polo siderurgico. «Siamo lavoratori anche noi», spiegano i proprietari di una masseria di 40 ettari della zona. 1200 pecore saranno abbattute nel tarantino per contaminazione da diossina.
Ma è possibile cancellare il polo siderurgico più vasto d'Europa? L’inquinamento fa paura, ma parliamo di 12.000 dipendenti. L’economia di Taranto dipende dall'Ilva.
Per Vendola chiudere l'Ilva significa ignorare la lotta contro la povertà e il richiamo malavitoso che riguarda ogni giorno i tarantini.
Legambiente rilancia: «la partita da vincere è quella della certificazione Aia, l'Autorizzazione Integrata Ambientale, ma la Prestigiacomo non la pensa così, come abbiamo visto.
L'Europa chiede entro marzo l’impegno a utilizzare le migliori tecnologie per ridurre i danni ambientali. Per la prima volta anche l'Ilva è obbligata a presentare una documentazione sull'adeguamento degli impianti. Ma sarà un documento falso, perché Riva per le sue statistiche controlla solo 8 acciaierie o cokerie su 278 dell’Ilva.
Intanto nel quartiere Tamburi, tutti hanno un parente, un amico, che è morto per tumore, ma chiudere l'Ilva sembra a molti una solo una favola, se non una bestemmia.
Bisogna respirare, ma bisogna pure mangiare.
E l’Ilva, l’impianto siderurgico più grande d’Europa, continua a produrre diossina e a far ammalare la gente e le regala il triste primato di città più inquinata del continente.
I dirigenti dello stabilimento continuano a sostenere che i dati in loro possesso parlano di diossina ampiamente nella norma e, soprattutto, di assenza di morti e malati direttamente riconducibili all’attività dell’azienda.
Dunque i malati di tumore, le facciate dei palazzi ricoperti di polvere rossa e l’acre odore, che non puoi non sentire quando arrivi a Taranto, secondo i dirigenti dell’Ilva non esistono.L’Ilva occupa circa 12.000 persone e rappresenta lo snodo dell’economia tarantina. Per contro la logica del profitto applicata da Riva ha fatto sì che la sicurezza ambientale fosse un elemento di secondario. E le amministrazioni locali e nazionali non hanno vigilato come dovevano. Il risultato è drammatico e allarmante.
L’associazione Peacelink ha diffuso i dati di un dossier con la graduatoria delle province più inquinate. La capolista indiscussa è Taranto. In particolar modo sono gli abitanti del quartiere Tamburi ad essere i più esposti: oltre ai fumi, anche alle polveri dei parchi minerali dell’Ilva, vere e proprie colline di minerale non coperte le cui polveri sottili si insinuano ovunque. Ovviamente il quartiere vanta il triste primato di patologie tumorali all’apparato respiratorio, con un’incidenza molto superiore al dato nazionale.
Intanto la città, fortemente provata tra le altre cose dal dissesto finanziario provocato dalla gestione del Popolo delle libertà, prova a reagire. Così nei giorni scorsi il TAR ha accolto il ricorso presentato dal Comitato cittadino referendario per la tutela della salute e del lavoro “Taranto Futura”. Con il provvedimento del Tribunale, il Comune di Taranto ha l’obbligo di indire entro 3 mesi un referendum sulla chiusura dell’Ilva, e sul successivo impiego dei lavoratori nelle opere di smantellamento e riconversione degli impianti.
Losappio, assessore all’ambiente della regione Puglia, ha ribadito ai dirigenti dell’Ilva che se gli stabilimenti non ridurranno l’emissione di diossina al di sotto di un nanogrammo per metro cubo, la Regione non firmerà l’Autorizzazione Integrata Ambientale. (Ma perché ancora i politici soccombono al potere Riva? Se la legge europea dice che il consentito è 0,40 nanogrammi per metro cubo, perché proporre, come miglioramento 1 nanogrammo?). Bisogna dire basta, ora non se ne può proprio più di respirare la morte per vedere Riva ancora più ricco sulle morti dei tarantini.
L’Ilva è una delle maggiori fonti di diossina del continente. Il 92% delle emissioni di diossina Italiane vengono respirate dai tarantini. Alcune aziende zootecniche sono state costrette a chiudere, per via della diossina. Taranto e’ tra le zone con la maggior incidenza di tumori del Sud Italia e la percentuale di tumori ai polmoni supera di molto la media nazionale.
Bisognerebbe davvero finirla con l’Ilva, ma non siamo contro gli operai; infatti convertire l’area siderurgica in un parco naturale dura 40 anni ed i posti di lavoro dovrebbero essere tutelati e i lavoratori impiegati nello smantellamento del polo siderurgico.
Ma per fare questo occorre prendere decisioni forti e contro i poteri precostituiti dalla “Casta dei potenti di Taranto”.
Con la speranza e l’augurio che le coscienze si risveglino, che capiscano che bisogna fare sacrifici, che pensino al futuro dei nostri figli.


Pino Ciraci

venerdì 7 novembre 2008

Il decreto Gelimini

Dalla scuola arrivano gli insegnamenti di democrazia ed economia al governo dittatoriale presieduto dal rais Berlusconi

L'onda pacifica e determinata di studenti, insegnanti e genitori contro la Gelmini si gonfia sempre più. Più di un milione i manifestanti radunati a Roma: "Il governo deve ascoltarci".
Un decreto fatto con arroganza, a colpi di voti di maggioranza, la finta riforma della scuola fatta di tagli è stata bocciata dal Paese. Manifestazioni anche a Milano, Bologna, Genova, Pavia, Ancona, Napoli, Cagliari, L'Aquila, Lecce, Palermo, Catania, Bari...
A Roma Piazza del Popolo è stracolma: gli striscioni degli studenti del sud, "calabresella mia" suonata dalle scuole calabresi, la musica del camion dei giovani liceali romani e ancora palloncini e bandiere. In testa al corteo, leader sindacali e leader politici del vecchio PRC entrano insieme in piazza: Vendola, Ferrero e Bertinotti uno accanto all'altro, come a far credere che il corteo è merito loro, ma fanno solo presenza, non politica attiva…, Di Pietro a pochi metri di distanza e i militanti di IdV raccolgono le firme contro il lodo Alfano. "Vogliamo firmare per il referendum contro la legge Gelmini", chiedono alcune maestre, "va preparato, ci vuole un po' di tempo", gli rispondono i dipietristi. Entrano poco dietro anche Veltroni ed Epifani. "Il governo ascolti la società e non trasformi questo movimento in un fatto politico", dice onestamente il segretario del Pd. "Il governo - aggiunge - deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno. Le misure prese a colpi di decreto, la pessima riforma della scuola fatta di tagli, sono state bocciate dal Paese. La grande marea di persone che ha riempito Roma, i tanti altri nelle piazze delle altre città italiane, con la loro protesta non chiedono di tenere questa situazione, chiedono una scuola che funzioni, che sappia premiare il merito e offrire a tutti eguali condizioni di partenza".Dalla piazza la protesta riserva raffiche di fischi contro i ministri Gelmini e Brunetta. Sul palco intervengono i leader di tutti i sindacati. Bonanni chiede al governo di "riaprire un confronto perché la scuola non può essere diretta come una azienda". Si rimprovera al governo di mascherare con una finta riforma una mera esigenza di cassa. Ma non possono essere i giovani a pagare. Per Angeletti "lo sciopero della scuola è stato convocato per risolvere i problemi contrattuali e dei precari, bisogna quindi evitare strumentalizzazione politica". Epifani chiude la manifestazione e parla di "un intero paese che insorge" e si rivolge ai manifestanti: "State segnando una giornata memorabile, non solo per la scuola ma per la nostra democrazia, per il futuro del paese, per i nostri giovani. La forza di questa piazza è la forza della democrazia ed è uno scudo per i nostri giovani. Qui c'è la maggioranza del paese che non si rassegna, che non abbassa la schiena, che non si fermerà". "Non dividiamoci - è l'appello lanciato dal palco di piazza del Popolo - la forza di questa giornata è l'unità, non scambiamo un piatto di lenticchie per questa forza di unità. Questo è il segno di questa manifestazione e di questo incontro".
Paolo Ferrero dice: "una enorme manifestazione di popolo contro un governo che trova i soldi per banche e banchieri e taglia la scuola pubblica".
Studenti, lavoratori, famiglie al completo di tre generazioni unite dalla volontà di difendere non lo status quo, ma le pari opportunità per tutti, l'accesso al sapere e il diritto di futuro.
Per Paolo Nerozzi (Pd) prova a strumentalizzare la manifestazione: "chi pensava che la sinistra fosse morta si sbaglia di grosso perché la mobilitazione di oggi dimostra quanto sia ancora viva l'identificazione della sinistra con l'idea di eguaglianza e la difesa dei diritti fondamentali e della non violenza, la ricostruzione del centrosinistra parte proprio da qui".
Il 90 % delle scuole italiane oggi sono rimaste chiuse. Proteste in tutta Italia. Gli universitari sono scesi in piazza per "rivendicare un sistema formativo pubblico e sul quale non si possono operare tagli così vistosi". Oltre a Roma gli studenti medi e universitari sono stati al fianco dei lavoratori in sciopero anche ad Ancona, Milano, Cagliari, Catania, L'Aquila, Lecce, Bari, Palermo, Pavia, Torino e Genova.
A Milano decine di migliaia di persone, tra alunni delle elementari, studenti liceali e universitari, insegnanti, genitori e precari hanno sfilato e si sono date appuntamento in piazza Duomo. Secondo i responsabili di "Rete scuole", tra gli organizzatori, i manifestanti erano 200mila. Alcuni spezzoni del corteo non si sono fermati in piazza Duomo e si sono diretti con un corteo non autorizzato in piazza Affari, dove circa duemila studenti si sono seduti attorno ai furgoni e hanno improvvisato un'assemblea di fronte alla Borsa.A Bologna circa 30.000 studenti medi e universitari si sono concentrati in piazza Nettuno e in piazza Maggiore. A Brescia i manifestanti hanno occupato la stazione ferroviaria. Stessa cosa a Firenze, dove un centinaio di manifestanti, tra studenti e aderenti ai centri sociali, ha occupato per circa mezz'ora alcuni binari a Campo di Marte, con alcuni momenti di tensione.In Sicilia si calcola un'adesione molto elevata allo sciopero da parte degli insegnanti. A Palermo due i cortei: uno di docenti, personale scolastico e genitori e l'altro di studenti delle superiori e dell'università. Cortei anche a Messina, Reggio Calabria e Cagliari. Ancora manifestazioni a Napoli: tre istituti superiori hanno sfilato a Portici, uno a Ischia, mille studenti ad Arzano. A Bari hanno manifestato circa 10.000 studenti.

Chissà come gode ora Tremonti, perché grazie al decreto Gelmini, fior di miliardi di euro saranno sottratti alla scuola e giungeranno tra le sue sagge mani. E così il ladro dell’economia italiana, li elargirà ai monumenti dell’imprenditorialità’ liberista italiana che ultimamente si sono rimessi in coda perché stanno fallendo e noi dobbiamo salvarli, perché continuino a distruggerci. Sembra che si possa essere liberisti ad intermittenza: quando e’ tempo di parlare di tasse e di responsabilità sociale delle imprese allora si invocano i fantasmi comunisti, quando invece il sistema va all’aria per la troppa ingordigia allora si torna all’ovile e si intascano i soldi dei contribuenti per sopravvivere, in nome dell’interesse generale, ovviamente. E mentre Tremonti e’ euforico un po’ meno felice deve essere la Gelmini che da quando fa la portavoce dei tagli di Tremonti si e’ presa una valanga d’insulti da Trento fino a Gela e la grande maggioranza di questi assolutamente giusti e meritati. Poverina, forse pensava di godersi la manna ministeriale e invece e’ stata innalzata dall’opinione pubblica come il simbolo della falsa democrazia berlusconiana, eppure lei ha fatto solo il suo dovere, cioè servire le esigenze del contabile di Berlusconi, Tremonti.Ora gli elettori poveri del PDL festeggiano per la futura ignoranza dei loro figli. Per chi ha i soldi si aprono invece nuove opportunità competitive, il loro status di eletti potrà essere affermato fin da studenti. Per tutti gli altri non resta che rimboccarsi le maniche perchè se c’e’ una cosa certa in questa vicenda e’ che la lotta inizia solo oggi.
Dall'anno scolastico 2009/2010 non ci saranno più 2 docenti per sezione. Non saranno più garantite le 40 ore settimanali comprensive di mensa e di orario continuato, ridotte a 24 ore definitive. Il 50% del personale di ruolo sarà decapitato e sarà perdente posto. Nella più rosea delle ipotesi si dovrà emigrare al nord per insegnare, pur essendo regolarmente di ruolo nella propria provincia (io ad Avellino). Nel sud sarà impossibile avere il tempo pieno facoltativo perché siamo poveri e mancheranno sicuramente i fondi, dovendo farsene carico l'Istituto scolastico e/o le famiglie. La conseguenza nel sociale sarà drammatica: le donne dovranno scegliere tra il lavorare o l'allevare figli, perché la retta scolastica sarà superiore al guadagno della madre lavoratrice (considerando che la maggioranza delle donne meridionali guadagna tra i 300/400 euro al mese). Si tornerà indietro di un secolo.

Ma c’e’ un lato positivo della vicenda Tremonti-Gelmini, ed e’ che ha rivelato in maniera palese e inequivocabile a tutto il Paese cosa sia realmente il governo dittatoriale di Berlusconi, una maggioranza parlamentare di pupazzi nelle mani di un magnate onnipotente:
“L’umiliazione delle più elementari regole che caratterizzano una democrazia moderna e tra queste, forse la più grave, la partecipazione sociale del popolo sovrano.
Ma e’ iniziato il conto alla rovescia per questo governo, l’opposizione politica la possono infatti ignorare e umiliare, ma il Paese reale, quello no”.
Pino Ciraci

mercoledì 5 novembre 2008

OBAMA FOR PRESIDENT : FINALMENTE NOI POSSIAMO

"Questa notte l'America ha mandato un messaggio al mondo" ha detto Obama dopo la sua vittoria. "L'ora del cambiamento è arrivata". "Se c'è ancora qualcuno che ha dubita che l'America sia un posto dove tutto è possibile, che ha dubbi sul potere della democrazia, questa notte ha avuto la risposta". Una risposta che non ha bisogno di parole, si descrive con code che non si sono mai viste ai seggi, di persone che hanno votato per la prima volta nella loro vita, convinti che questa volta le loro voci saranno ascoltate.
Quando anche noi in Italia ci libereremo di Berlusconi e del pensiero neoliberale, responsabile di guerre e distruzione, di soldi ai ricchi e di fame ai poveri?

"Yes we can": sì noi possiamo è "Il credo americano". E nell'America di Barack Obama non ci potrà «essere una Wall Street che si arricchisce mentre la genete comune soffre».
Il neo presidente degli Stati Uniti da Chicago ha spiegato che il mondo della finanza, all'origine della crisi che ha messo in ginocchio l'economia reale non può vivere come un corpo distaccato dal resto della nazione: «Cresciamo o cadiamo come una nazione , come un popolo». «Un nuovo giorno per la leadership americana è a portata di mano», ha aggiunto Obama intimando tra gli applausi «a quanti vogliono abbattere il mondo, noi vi sconfiggeremo. A quanti cercano pace e sicurezza, noi vi sosterremo». Obama ha chiarito che gli Usa hanno provato che «la forza autentica della nostra nazione non proviene dall'entità del nostro benessere ma dal potere dei nostri ideali: opportunità, democrazia, libertà e speranza».

Barack Obama ha focalizzato il suo impegno sul fronte dell’occupazione. Ha promesso che ci sarà uno sgravio fiscale di tremila dollari per ciascun nuovo posto di lavoro creato in America. Per dare “benzina all’occupazione” Obama intende abolire le tasse di capital gain sugli investimenti in piccole imprese. Infine, ha annunciato che il suo governo attuerà una proroga temporanea dei sussidi di disoccupazione per gli americani che “hanno perso il lavoro e fanno fatica a trovarne uno nuovo in questo clima di economia debole'’.
L’altro grande pilastro di questo piano destinato alla Classe media riguarda la casa. Un tema fondamentale in un paese dove migliaia di migliaia di persone hanno perso, da un giorno con l’altro, la propria abitazione a causa della crisi dei mutui.
Obama ha promesso una moratoria di 90 giorni sui pignoramenti delle case i cui proprietari hanno ricevuto mutui dalle banche garantite dallo Stato. Un piccolo passo, una boccata di ossigeno, per chi, rischia di trovarsi in mezzo a una strada.

Ora Berlusconi sarà pronto ad andare d'accordo anche con Obama, farà il cagnolino anche del nuovo Presidente americano. Ma la vittoria di Obama sarà la sconfitta della cultura del nostro premier che appartiene ad un'altra epoca ed è finita con la presidenza Bush.

Oggi finalmente sarà chiaro che i partiti razzisti come la Lega Nord, Alleanza Nazionale e Partito delle Libertà, guarda caso tutti di destra, non possono più avere un futuro, anzi devono con forza essere contrastati e messi in disparte.
Ora gran parte del mondo si aspetta un cambiamento globale e anche in Italia vogliamo la fine dell'epoca del dominio neo-conservatore e della globalizzazione selvaggia e neo liberista, nonché fascista e dittatoriale.

Pino Ciraci

Elenco riassuntivo dei processi a carico di Silvio Berlusconi

Sentenze di non doversi procedere:

Prescrizione del reato dovuta alla concessione di attenuanti
Lodo Mondadori, corruzione semplice
Intervenuta amnistia
Falsa testimonianza P2
Terreni Macherio, imputazione per uno dei due falsi in bilancio
Sentenze di assoluzione
Caso All Iberian 2 - falso in bilancio (assolto perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato in seguito alle riforme del Governo Berlusconi II)
Sme-Ariosto 1 - imputazione su vendita Iri, corruzione giudiziaria
4 Tangenti alla Guardia di Finanza (assolto per non aver commesso il fatto)
Medusa cinematografica, falso in bilancio (assolto in quanto per la sua ricchezza potrebbe non essere stato al corrente dei fatti contestati)
Sme-Ariosto 2, falso in bilancio
Sme-Ariosto 1 - imputazione su due versamenti a Renato Squillante, corruzione giudiziaria (assolto per non aver commesso il fatto, assolto perché il fatto non sussiste)
Terreni Macherio, imputazione per appropriazione indebita, frode fiscale
Procedimenti archiviati
Consolidato Fininvest, (prescrizione raggiunta in base alla nuova legge sul falso in bilancio)
spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
traffico di droga
tangenti fiscali Pay-tv
Stragi 92-93, concorso in strage
Associazione mafiosa assieme a Marcello Dell'Utri, riciclaggio di denaro sporco
Procedimenti in corso
Diritti televisivi, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita;
Mazzette a David Mills, corruzione giudiziaria.
Contrastante è invece il caso Telecinco, come si legge più in basso.

Dettagli sui procedimenti

Traffico di droga
Nel 1983 dopo essere stato fermato in autostrada da una pattuglia di carabinieri, Berlusconi fu trovato in possesso di "materiale ambiguo" e, nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga, furono messi sotto controllo i suoi telefoni. L'indagine non accertò nulla di penalmente rilevante e nel 1991 fu archiviata.
Falsa testimonianza
Nel corso di un processo penale per diffamazione, avviato da una querela di Berlusconi per via di un articolo comparso sulla rivista Epoca nel 1987, il querelante riferì all'Autorità giudiziaria, sotto giuramento, di non aver corrisposto alcunché a Licio Gelli all'atto di iscriversi alla sua Loggia massonica, la P2, nel 1981.
I giornalisti imputati, tutti assolti, a loro volta presentarono un esposto presso la Pretura di Verona contro Berlusconi, affinché nei confronti di quest'ultimo fosse avviato un procedimento penale per falsa testimonianza.
Il 22 luglio del 1989 il pretore Gabriele Nigro firmò una sentenza istruttoria di non doversi procedere perché il fatto non costituisce reato.
Tale decisione veniva impugnata presso la Sezione istruttoria della Corte d'Appello di Venezia la quale nel 1990, essendo stata varata un'amnistia nei primi mesi di quello stesso anno, dichiarava il reato contestato a Berlusconi estinto a causa del suddetto provvedimento parlamentare.
Tale decisione è stata poi confermata dalla Corte di Cassazione nel 1991
Tangenti alla Guardia di finanza
Silvio Berlusconi è stato accusato di concorso in corruzione, reato che sarebbe stato perpetrato mediante il versamento di alcune tangenti ad ufficiali della Guardia di Finanza impegnati in verifiche fiscali presso quattro aziende dell'imprenditore milanese. Gli episodi contestati sarebbero risaliti, secondo quanto prospettato dall'accusa, al 1989 (tangente per Videotime), al 1991 (Mondadori), al 1992 (Mediolanum) e al 1994 (Tele+).
Il 19 ottobre 2001 la Corte di Cassazione assolve l'imputato per tutti e quattro i capi d'accusa (con la formula per non aver commesso il fatto)
Il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, che aveva ricevuto un invito a comparire presso la Procura di Milano per il 22 novembre 1994 davanti al PM Antonio Di Pietro, è datato 14 ottobre 1995
In primo grado il processo, cominciato il 17 gennaio 1996, si era concluso, il 7 luglio del 1998, con una condanna, per tutti i capi d'accusa, a 2 anni e 9 mesi di reclusione complessivi.
Il giudizio di Appello, emesso il 9 maggio del 2000, aveva ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendo Berlusconi (con la formula per non aver commesso il fatto) per la vicenda Tele+ e prosciogliendolo con riguardo ai tre residui capi d'imputazione (per intervenuta prescrizione dovuta alla concessione delle attenuanti generiche).


Processo All Iberian
Il 12 luglio 1996 Silvio Berlusconi viene rinviato a giudizio per i reati di finanziamento illecito a un partito politico e falso in bilancio aggravato Secondo la prima accusa, Silvio Berlusconi avrebbe versato illecitamente 22 miliardi di lire, tra il gennaio 1991 e il novembre 1992, al Partito Socialista Italiano guidato da Bettino Craxi (coimputato nel processo per il medesimo reato). Il denaro sarebbe partito da fondi occulti della società berlusconiana Finivest per finire nei conti svizzeri del PSI.
Quanto al falso in bilancio Fininvest, Berlusconi avrebbe perpetrato questo reato a partire dal 1989 fino al 1996, mediante il controllo di una serie di operazioni volte a trasferire ingenti somme di denaro (migliaia di miliardi di lire) all’estero attraverso l’utilizzo di numerosissime società offshore, con lo scopo, talvolta, di reimpiegare detto denaro in altre attività illecite.
Il processo All Iberian, dal nome della società dietro cui alcuni testimoni d’accusa hanno sostenuto si celasse Fininvest, ebbe inizio il 21 novembre 1996. Tuttavia, per una violazione di legge operata dalla magistratura requirente, che non aveva reso possibile alla società Fininvest di partecipare al processo in qualità di parte offesa, il 17 giugno 1998, circa un mese prima della prevedibile emissione della sentenza di primo grado, il processo fu diviso in due tronconi: da una parte sarebbe proseguito il giudizio sulla presunta violazione della legge sul finanziamento dei partiti politici (cosiddetto processo All Iberian 1); dall’altra, la violazione procedurale ha comportato l’azzeramento del processo per la parte relativa al falso in bilancio, che è pertanto ricominciato nel gennaio 1997(cosiddetto processo All Iberian 2).
All Iberian 1 (finanziamento illecito al PSI)
Finché il processo All Iberian è stato trattato unitariamente, il reato asseritamente commesso fino al 1992, ancorato al falso in bilancio contestato fino al 1996, non presentava particolari problemi in tema di estinzione per prescrizione. Avvenuta la separazione dei processi, però, il finanziamento illecito fu perseguito da solo, con la conseguenza che il termine prescrizionale di sette anni e mezzo sarebbe decorso dal 1992, mettendo in pericolo la pronuncia di una sentenza definitiva di merito.
Infatti il processo All Iberian si è concluso il 22 novembre 2000, quando la Corte di Cassazione, confermando la sentenza d’Appello emessa il 26 ottobre 1999, ha dichiarato il proscioglimento dell’imputato per intervenuta prescrizione del reato.
Nel processo di primo grado, invece, concluso il 13 luglio del 1998, il proscioglimento per prescrizione era stato dichiarato solo per il versamento di 10 dei 22 miliardi di lire contestati; per la restante parte dell’accusa Berlusconi era stato condannato a 2 anni e quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 10 miliardi di lire.
All Iberian 2 (falso in bilancio aggravato)
Oltre a dover ricominciare da zero per un vizio procedurale, come deciso dai giudici nel giugno del 1998, la seconda tranche del processo All Iberian dovette una seconda volta essere azzerato in quanto, il 12 marzo 1999, il tribunale, accogliendo un’eccezione relativa alla «totale indeterminatezza dei fatti» contestati, dichiarò nullo in precedente rinvio a giudizio per una «sostanziale equivocità dell’imputazione», rinviando il procedimento alla fase dell’udienza preliminare.
Il nuovo rinvio a giudizio portava la data del 24 novembre 1999, e fissava l’inizio del processo di primo grado al 7 aprile 2000. Ma una pronuncia della Cassazione del 9 febbraio 2001, rilevata l’incompatibilità di un giudice con il processo, riportò nuovamente il giudizio all’apertura del dibattimento. Dibattimento che riprese, davanti ad un nuovo giudice, il 22 febbraio dello stesso anno.
Il processo All Iberian 2 si è definitivamente concluso con l’assoluzione di Silvio Berlusconi (con formula perché il fatto non costituisce più reato) emessa dal Tribunale di Milano il 26 settembre 2005.
Il processo All Iberian 2 è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Lo schieramento del centrosinistra (e con esso i suoi sostenitori), infatti, ha accusato il Parlamento di aver approvato delle leggi ad personam, ossia delle norme che sarebbero state emanate al solo scopo di influire sui processi pendenti nei confronti dell’allora Presidente del Consiglio Berlusconi.
Le polemiche cominciarono già a seguito dell’emanazione della legge 367 del 2001 sulle rogatorie internazionali, che si diceva avrebbe portato alla conclusione anticipata del processo per sopravvenuta inutilizzabilità di alcuni documenti, ritenuti decisivi dall’accusa, provenienti dalla Svizzera. Tuttavia, la polemica non trovò conferma nei fatti. I documenti, infatti, furono utilizzati dal Tribunale a norma della stessa legge criticata
Successivamente alla riforma del diritto societario, approvata dal Parlamento sotto il governo presieduto da Berlusconi, i critici del centrodestra rinnovarono la loro accusa al Parlamento, reo, a loro dire, di aver legiferato così da venire incontro ai desiderata giudiziari di Silvio Berlusconi.
L’applicazione della nuova normativa in materia di falso in bilancio, infatti, ed in particolare dei riformulati articoli 2621 e 2622 del codice civile, ha reso la condotta imputata a Berlusconi non più perseguibile penalmente. La norma infatti prevede la perseguibilità del reato a querela di parte, querela che non era stata presentata a suo tempo e che avrebbe costretto i giudici a prosciogliere l’imputato per difetto di causa di procedibilità. Il Tribunale, invece, ritenne di accogliere le richieste della difesa – l’accusa aveva chiesto che Berlusconi venisse prosciolto per prescrizione del reato– volte ad ottenere la più ampia formula assolutoria (la citata il fatto non costituisce più reato). Con la riforma, infatti, il reato di falso in bilancio, che vedeva ridursi i termini prescrizionali, è diventato perseguibile solo quando l’entità della falsa dichiarazione sia tale da aver creato degli effetti nocivi, non bastando che questi effetti rimangano potenziali.
Processo Lentini (falso in bilancio)
Nel gennaio del 1995 Silvio Berlusconi è stato indagato per il reato di falso in bilancio, perpetrato attraverso il versamento “in nero” di una decina di miliardi di lire dalle casse della squadra di calcio del Milan a quelle del Torino per l’acquisto del giocatore Gianluigi Lentini.
Secondo l’accusa, in particolare, i bilanci della società Milan sarebbero stati «fraudolentemente falsificati» negli anni 1993 e 1994; successivamente, inoltre, la magistratura inquirente ha ritenuto di estendere le accuse di irregolarità dei bilanci al periodo compreso tra il 1991 e il 1997.
Il 28 maggio 1998 Berlusconi viene rinviato a giudizio presso il Tribunale di Milano Il processo sarebbe dovuto iniziare l’8 luglio del 1999, ma uno sciopero degli avvocati iniziato quello stesso giorno e protrattosi per quasi un mese ne fece slittare l’apertura al giugno del 2000.
Il 4 luglio 2002 il processo si conclude definitivamente con il proscioglimento di Berlusconi per intervenuta prescrizione del reato.
Il proscioglimento di Berlusconi è stato ed è tuttora un argomento di polemica politica. Il processo, infatti, si è interrotto quando ancora il dibattimento era in pieno svolgimento ed una sentenza di primo grado dunque era ben lungi dall’essere emanata.Tale conclusione anticipata è dovuta al fatto che nel gennaio 2002 il Consiglio dei Ministri del governo presieduto da Berlusconi approvò, rendendole immediatamente operative, le nuove norme in materia di riforma del diritto societario, in ossequio alla legge delega approvata dal Parlamento nell’ottobre 2001 che imponeva al governo di adottare le nuove misure entro il 3 ottobre del 2002.
La riforma del diritto societario ha comportato una diversa valutazione del reato di falso in bilancio, con modifiche incidenti anche in materia di prescrizione. Se dunque prima della riforma il reato contestato a Berlusconi si sarebbe prescritto nel 2004 (dopo sette anni e mezzo dalla supposta commissione), adesso i termini erano ridotti di tre anni. Pertanto, il Tribunale non ha potuto che adempiere all'obbligo, contenuto nell'articolo 129 del Codice di procedura penale, di dichiarare la presenza di una causa di estinzione del reato in ogni stato e grado del processo. Per tale ragione, il governo è stato accusato di aver approvato una legge ad personam.
Medusa cinematografica
Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. Assoluzione nel giudizio di appello, con sentenza confermata dalla Cassazione.
Falso in bilancio nell'acquisto dei terreni di Macherio
Berlusconi è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è assolto dai reati di appropriazione indebita e di frode fiscale. Per le due imputazioni di falso in bilancio contestate scatta la prescrizione. In appello è confermata l'assoluzione per i due primi reati; è assolto per uno dei due falsi in bilancio, per il secondo si applica l'indulto.
Lodo Mondadori [modifica]
Berlusconi era accusato (assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta) di concorso in corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter del codice penale), per aver pagato i giudici di Roma in modo da ottenere una decisione a suo favore nel giudizio di impugnazione per nullità del Lodo Mondadori, dal cui esito dipendeva la proprietà della casa editrice.
La posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in seguito alla sua nomina a Presidente del Consiglio, e ad interminabili contrasti tra il Tribunale di Milano, la Procura della Repubblica presso lo stesso Tribunale e la Presidenza del Consiglio, che hanno portato anche all'intervento della Corte Costituzionale in sede di soluzione di confitti di attribuzione tra poteri dello Stato.
Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso. La Corte d’appello, su ricorso della procura, decide nel giugno 2001 che per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; in primo grado Cesare Previti è stato condannato, mentre per questo stesso episodio Berlusconi, grazie alla concessione delle attenuanti generiche, ha ottenuto la prescrizione del reato di "corruzione semplice" (poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 7 anni e mezzo) ed ha evitato la condanna. La sentenza di appello del processo Mondadori a carico di Previti, confermata dalla Cassazione, dice esplicitamente che il Cavaliere aveva “la piena consapevolezza che la sentenza era stata oggetto di mercimonio”. Del resto la sentenza dice “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, cioè di Silvio Berlusconi.
I giudici della V sezione della Corte d'Appello hanno infatti ritenuto che nei confronti di Silvio Berlusconi è ipotizzabile il reato di "corruzione semplice", e non quello più grave di "corruzione in atti giudiziari", in quanto non sono stati provati i provvedimenti giudiziari oggetto della corruzione. Hanno inoltre confermato la concessione delle attenuanti generiche, dalle quali consegue la prescrizione del reato. La Corte Suprema di Cassazione ha infine confermato la sentenza d'appello.
Ecco un estratto della sentenza definitiva:
"Il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle attuali condizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è nel frattempo diventato Presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non appare per nulla incongruo"
Processo SME
Berlusconi era accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti e Renato Squillante. Il processo di primo grado si è concluso con condanne per Previti e Squillante, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto, reintrodotto appositamente per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Schifani", votata nel giugno 2003, ha imposto la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio dei Ministri, ma è stata bocciata dalla Corte costituzionale perché incostituzionale. Stralciata la posizione di Berlusconi dal processo principale, il Tribunale di Milano ha ritenuto provati i fatti di corruzione, lo ha prosciolto per prescrizione sui soldi pagati a Squillante (capo A) e assolto per insussistenza del reato di corruzione ai fini della mancata vendita della SME (capo B). Previti invece viene condannato.
Processo SME - Capo di accusa A
Per il capo di accusa A del suddetto processo SME Silvio Berlusconi viene prosciolto in primo grado per prescrizione in ordine ad alcuni punti del capo medesimo, ed assolto in ordine ad altri.
Questa conclusione è maturata anche grazie alle rogatorie internazionali giunte dalla Svizzera. Esse furono oggetto di aspro confronto, in quanto Berlusconi ha sempre sostenuto che fossero documenti falsificati. Durante il processo, il governo Berlusconi II varò una legge che introduceva norme più rigorose per accertare l'autenticità e la provenienza delle rogatorie internazionali, suscitando la reazione delle opposizioni che giudicavano tale legge un provvedimento inutile o addirittura escogitato ad arte per rendere più difficile alcuni processi.
I documenti in questione provavano la sussistenza di versamenti di 434.404 dollari effettuati da un conto della Fininvest ad uno di Previti, dal quale infine giunsero ad un conto di Squillante.
Al termine del processo i giudici, pur ritenendo che Berlusconi avesse commesso il fatto-reato imputatogli, gli concedettero le attenuanti generiche, che tra gli altri effetti dimezzano i termini di prescrizione di quel reato da quindici anni a sette anni e sei mesi; il reato commesso è risultato così estinto per prescrizione, situazione giuridicamente differente dall'assoluzione, anche se porta ad effetti pratici simili.
Di seguito il dispositivo della sentenza formulato il 10 dicembre 2004 dai giudici della Prima Sezione Penale di Milano:
Visto l'articolo 531 c.p.p. dichiara non doversi procedere nei confronti di Berlusconi Silvio in ordine al reato di corruzione ascrittogli al capo A) limitatamente al bonifico in data 06-07 marzo 1991 perché, qualificato il fatto per l'imputato come violazione degli articoli 319 e 321 c.p. e riconosciute le circostanze attenuanti generiche, lo stesso è estinto per intervenuta prescrizione; visto l'articolo 530 CO.2 c.p.p. assolve Berlusconi Silvio dal reato di corruzione relativo al bonifico in data 26-29 luglio 1988 contestato al capo A) per non aver commesso il fatto; visto l'articolo 530 c.p.p. assolve Berlusconi Silvio dagli altri fatti di corruzione contestati al capo A) per non aver commesso il fatto; Visto l'articolo 530 CO.2 c.c.c., assolve Berlusconi Silvio dal reato di corruzione a lui ascritto al capo B) perché il fatto non sussiste.
Gli avvocati di Berlusconi hanno fatto ricorso in appello per ottenere un'assoluzione piena. Il 27 aprile 2007 i giudici hanno assolto Silvio Berlusconi per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste.
Di seguito il dispositivo della sentenza: «La corte, visto l'articolo 605 cpp, in riforma della sentenza del tribunale di Milano in data 10 dicembre 2004, assolve Silvio Berlusconi dal reato a lui ascritto sub capo A) ai sensi dell'articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale, per non aver commesso il fatto, e dal reato a lui ascritto sub capo B) ai sensi dell'articolo 530 comma 1 cpp perché il fatto non sussiste».
Il ricorso della procura di Milano contro la sentenza di assoluzione viene rigettato dalla VI sezione penale della Corte di Cassazione il 26 ottobre 2007. Berlusconi esce così assolto definitivamente da questo processo. Non vi è dubbio, invece, che Cesare Previti, con fondi della Fininvest, ha versato tangenti a magistrati romani per pilotare un giudizio cui la stessa azienda era interessata.
Spartizione pubblicitaria Rai-Fininvest
Berlusconi era accusato di aver indotto la Rai, da presidente del Consiglio dei Ministri, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.
Tangenti fiscali sulle pay-tv
Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.
Stragi del 1992-1993
La Procura di Firenze ha indagato per molti anni (fino al 1998) sui mandanti a volto coperto delle stragi:
del 14-5-93 a Maurizio Costanzo (via Fauro, Roma)
attentato agli Uffizi del 27-5-93 (via de' Georgofili, Firenze)
attentato al Padiglione di Arte Contemporanea del 27-7-93 (Via Palestro, Milano)
di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano (Roma, 28-7/93)
allo stadio Olimpico (dicembre 1993 - gennaio 1994)
a Formello-Roma (attenato a Salvatore Cotorno, 14-4-94)
La procura di Firenze iscrisse nel registro degli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri (con il soprannome AUTORE 1 e AUTORE 2), considerati mandanti delle suddette stragi. Il Pm di Firenze chiese l'archiviazione del procedimento al termine delle indagini preliminari, accolta dal GIP territoriale benché "le indagini svolte abbiano consentito l'acquisizione di risultati significativi" e sebbene "l'ipotesi iniziale abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità".A Caltanissetta Berlusconi e Dell'Utri furono iscritti nel registro degli indagati come mandanti delle stragi di Via D'Amelio (Paolo Borsellino) e Capaci (Giovanni Falcone). Le indagini sono partite da:
le dichiarazioni di Salvatore Cancemi
i verbali relativi ai rapporti con Vittorio Mangano
le dichiarazioni successive di Cannella e La Barbera
le dichiarazioni di Pennino e Siino
gli esiti delle indagini della Dia e del Gruppo Falcone e Borsellino
Il 3 maggio 2002 il fascicolo viene archiviato, su richiesta dello stesso PM, perché il quadro indiziario risulta friabile. Ma "gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra gli uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati". Quell'atto non venne però firmato dall'altro pm che si era occupato delle inchieste e dei processi sulle stragi, Luca Tescaroli, contrario alle impostazioni della richiesta di archiviazione, soprattutto nella parte in cui si sostiene che le dichiarazioni dei principali pentiti della strage, Cancemi e Brusca, erano "contrastanti"
Una tesi che è stata confermata anche nella sentenza d'appello della strage di Capaci dove i giudici scrissero tra l'altro che le dichiarazioni di Brusca e Cancemi erano "convergenti" e che era necessario indagare ancora "nelle opportune direzioni per individuare i convergenti interessi di chi era in rapporto di reciproco scambio con i vertici di Cosa nostra".
Concorso esterno in associazione mafiosa
La procura di Palermo ha indagato su Silvio Berlusconi e su Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Nel 1998 il procedimento è stata archiviato al termine delle indagini preliminari, che erano state prorogate per la massima durata prevista dalla legge. Dell'Utri, infine, è stato condannato a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa; dagli atti risulta che Forza Italia sarebbe stata fondata per fornire nuovi agganci politici alla mafia e che Berlusconi sarebbe stato messo da Dell'Utri nelle mani della mafia fin dal 1974.
Il 26 luglio 2007 si è assistito alla ritrattazione del prof. Giuffrida, funzionario della Banca d'Italia e perito per conto della Procura della Repubblica nel processo di Palermo che vedeva imputato il senatore Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, in merito alle conclusioni da questi rassegnate ai Giudici circa l'oscura provenienza di ingenti quantitativi di denaro (113 miliardi di lire dell'epoca), nelle casse della Fininvest nella seconda metà degli Anni 1970.
Giuffrida, che era stato querelato per diffamazione per le sue dichiarazioni al processo, giunge ad un accordo transitivo con Mediaset, in cui si riporta che "'il dott. Giuffrida [...] riconosce i limiti delle conclusioni rassegnate nel proprio elaborato e delle dichiarazioni rese al dibattimento ed inoltre che le predette operazioni oggetto del suo esame consulenziale erano tutte ricostruibili e tali da escludere l'apporto di capitali di provenienza esterna al gruppo Fininvest" e che Fininvest/Mediaset prendono atto "che i limiti della consulenza del dott. Giuffrida non sono dipesi da sua negligenza ma da eventi estranei alla sua volontà - scadenza dei termini e successiva archiviazione del procedimento - che lo hanno indotto a conclusioni parziali e non definitive".
I legali di Giuffrida nel processo per diffamazione hanno comunque emesso una dichiarazione, riportata dall'ANSA, in cui sostengono di essere stati avvertiti solo pochi giorni prima (il 18 luglio) del fatto che i legali Mediaset avevano proposto una transazione al loro assistito, di non condividere né quel primo documento ("una bozza di accordo che gli stessi non hanno condiviso, ritenendo che quanto affermato nel documento non corrispondesse alle reali acquisizioni processuali"), nè la versione definitiva leggermente corretta ("non sottoscriveranno non condividendo la ricostruzione dei fatti e le affermazioni in esso contenute").
La perizia di Giuffrida era stata ritenuta dai giudici già al tempo solo basata su "una parziale documentazione", ma era stata ritenuta valida anche in virtù del fatto che non aveva "trovato smentita dal consulente della difesa Dell’Utri", in quanto lo stesso professor Paolo Iovenitti (perito della difesa), davanti alle conclusioni di Giuffrida, aveva ammesso che alcune operazioni erano "potenzialmente non trasparenti" e non aveva "fatto chiarezza sulla vicenda in esame, pur avendo il consulente della difesa la disponibilità di tutta la documentazione esistente presso gli archivi della Fininvest"[
Tale ritrattazione, contenuta nell'accordo transattivo raggiunto dai legali Mediaset ed il prof. Giuffrida a composizione della controversia instaurata dalla Mediaset stessa per diffamazione, non consente comunque di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla provenienza dei capitali del gruppo societario facente capo a Silvio Berlusconi.
Diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo
Silvio Berlusconi risulta attualmente indagato dalla procura di Roma per diffamazione aggravata dall'uso del mezzo televisivo, in relazione alla vicenda delle dichiarazioni dell'allora Premier in merito alle relazioni tra le cosiddette Cooperative Rosse e camorra durante una intervista rilasciata il 3 febbraio 2006 ad una emittente nazionale. L'iscrizione è avvenuta in seguito alla querela presentata dal presidente della Lega Nazionale delle Cooperative Poletti.
Telecinco (in Spagna)
In Spagna, Silvio Berlusconi, con altri manager Fininvest, è accusato di violazione della legge antitrust, frode fiscale e reati vari (es. riciclaggio di denaro) per l'emittente Telecinco da lui fondata. Il processo è stato sospeso dal 2001 al 2006 (cio non comporta la prescrizione) per non interferire nelle relazioni fra Italia e Spagna, ma ad aprile 2006 è ripreso, tornando nelle mani del giudice Baltasar Garzón che per primo ha avviato il procedimento.
Compravendita diritti televisivi
I PM Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, che hanno collezionato 50.000 pagine di atti con rogatorie in 12 paesi, hanno richiesto il rinvio a giudizio per 14 indagati:
Silvio Berlusconi (appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio)
Fedele Confalonieri (falso in bilancio)
Frank Agrama (uomo di "appoggio" Fininvest in America)
David Mills (marito di un ministro del governo Blair)
Daniele Lorenzano (capoacquisti Finivest)
Erminio Giraudi (mercante di carni a Montecarlo)
Paolo del Bue (banchiere svizzero)
Giancarlo Foscale e Candia Camaggi (cugino del Cavaliere e consorte, responsabili della finanza svizzera)
altri dirigenti di Fininvest e Mediaset.
Oltre a queste sono state stralciate (cioè verranno contestate in procedimento separato) le posizioni di Marina Berlusconi (assurta a presidente Mediaset) e Piersilvio Berlusconi, accusati di riciclaggio.
Dall'indagine All Iberian nasce questo filone d'inchiesta su due società estere collegate alla Silvio Berlusconi Finanziaria (società lussemburghese), la Century One e la Universal One. Sui conti di tali società hanno lasciato l'ultima traccia i fondi neri "distratti su conti bancari in Svizzera, Bahamas e Montecarlo, [..] nella disponibilità degli indagati [..] e gestiti da fiduciari di Berlusconi". La cresta sulla compravendita dei diritti di film made in USA avveniva, secondo l'ipotesi accusatoria, in modo illegale: Mediaset non li comprava direttamente ma da società offshore (Century One e Universal One e altre come la Wiltshire Trading e la Harmony Gold) che a loro volta li cedevano ad altre società gemelle, facendo lievitare il prezzo ad ogni passaggio. La differenza tra il valore reale e quello finale consentiva di mettere da parte fondi neri.
Berlusconi avrebbe intascato fondi neri (280 milioni di euro in dollari, lire, franchi francesi e svizzeri e fiorini olandesi) in nero, senza pagarvi le tasse e frodando i propri azionisti (falso in bilancio). Ma la difficoltà maggiore per i PM è stato capire come avvenivano tali operazioni, considerato che il premier ha lasciato tutte le cariche sociali nel 1993. Berlusconi avrebbe continuato a occuparsi delle società tramite prestanome. L'ipotesi accusatoria è suffragata dalle testimonianze di Carlo Bernasconi (capo della Silvio Berlusconi Communications), Oliver Novick (responsabile della Direzione Corporate Development) e Marina Camana (segretaria di Bernasconi che, secondo le rivelazioni dell'Espresso, ha raccontato proprio che le indicazioni per gli acquisti venivano da Arcore).
Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici della Mediatrade spa, cioè la società controllata dal Gruppo Berlusconi che ha preso il posto, a partire dal febbraio 1999, Mediaset e la Maltese Ims nell'acquisto dei diritti TV. La procura avrebbe scoperto massici trasferimenti di denaro della Wiltshire Trading (società intestata ad Agrama) a favore di conti svizzeri di personaggi Mediaset(denominati "Leonardo", "Trattino", "Teleologico", "Litoraneo", "Sorsio", "Clock" e "Pache"). Questo nuovo filone nasce dalla testimonianza di un ex dirigente Paramount, Bruce Gordon, che definisce Agrama come "agente di Berlusconi" e "rappresentante Fininvest". Farouk Mohamed Agrama, detto Frank, è considerato l'interfaccia di Lorenzano (ex capoacquisti di Mediaset) negli USA.
Secondo la procura l'accumulazione dei fondi neri sarebbe continuata anche oltre il 1999, fino al 2002 cioè quando Berlusconi era già Presidente del consiglio. Berlusconi e Mills sono accusati di corruzione in atti giudiziari. Si legge nell'atto notificato il 16 febbraio 2006:
"Deponendo Mills in qualità di testimone nei processi 'Arces + altri' e 'All Iberian', accettava la promessa e successivamente riceveva da Carlo Bernasconi (manager Fininvest, morto nel 2001, ndr), a seguito di disposizione di Silvio Berlusconi, la somma di 600mila dollari, investita dallo stesso Mills in unità del fondo Giano Capital e l'anno successivo reinvestita nel Torrey Global Offshore Fund, per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio di testimone: come in effetti faceva affermando il falso e tacendo in tutto o in parte ciò che era a sua conoscenza in ordine al ruolo di Silvio Berlusconi nella struttura di società offshore creata dallo stesso Mills, struttura fuori bilancio utilizzata nel corso del tempo per attività illegali e operazioni riservate del gruppo Fininvest".
Davanti ai giudici, in particolare, Mills "ometteva di dichiarare quanto a sua conoscenza in ordine alla proprietà e al controllo delle società offshore del Fininvest B group e di conseguenza non rivelava che delle stesse erano beneficiari Silvio Berlusconi, Carlo Bernasconi e Livio Gironi, e che il controllo sulle stesse era esercitato da fiduciari della famiglia Berlusconi"; inoltre "ometteva di riferire la circostanza del colloquio telefonico intercorso nella notte del 24 novembre 1995 con Silvio Berlusconi in ordine alla società All Iberian e al finanziamento da 10 miliardi di lire erogato tramite All Iberian a Bettino Craxi".
Bugie ricompensate, secondo la Procura, con quei 600.000 dollari riciclati da Mills in fondi riservati.

sabato 25 ottobre 2008

Comunicato ai lettori di berlusconi

Nel nostro partito politico manteniamo le promesse.

Solo gli imbecilli possono credere che

non lotteremo contro la corruzione.

Perché se c'e qualcosa di sicuro per noi è che

l'onestà e la trasparenza sono fondamentali

per raggiungere i nostri ideali.

Dimostreremo che è una grande stupidità credere che

la mafia continuerà a far parte del nostro governo come in passato.

Assicuriamo senza dubbio che

la giustizia sociale sarà il fine principale del nostro mandato.

Nonostante questo, c'è gente stupida che ancora pensa che

si possa continuare a governare con i trucchi della vecchia politica.

Quando assumeremo il potere, faremo il possibile affinché

finiscano le situazioni di privilegio.

Non permetteremo in nessun modo che

i nostri
bambini muoiano di fame.

Compiremo i nostri propositi nonostante

le risorse economiche siano esaurite.

Eserciteremo il potere fino a che

Si capisca da ora che

Siamo il partito di FORZA ITALIA, la nuova politica

MA ORA LEGGETE DA SOTTO A SOPRA…….

..COME FA BERLUSCONI A FREGARE GLI ITALIANI

lunedì 22 settembre 2008

Sta finendo il 2008

Sta finendo un anno disastroso! A settembre il governo Berlusconi ha messo in crisi tutti, sta delirando e uccidendo la povera Italia. Solo ad aprile ci trovavamo ad avere 2.100 posti di lavoro in meno, dovuti alla crisi di Alitalia, con l’ingresso di Air-France nel pacchetto di maggioranza dell’Alitalia. Invece Berlusconi ha gridato allo scandalo, stavamo cedendo l’Italia allo straniero, invece lui avrebbe procurato una scalata di imprenditori italiani che ci avrebbe salvato. Sapete come è finita? Gli imprenditori suoi amici volevano comperare a prezzo di fallimento la compagnia, con il risultato ora che si rischiano 15.000 posti di lavoro.Però non sta andando male dice il premier: l’Italia è da 1 mese in recessione economica, il prodotto interno lordo è inferiore a quello che consumiamo, la differenza di diritti e salari tra nord e sud è aumentata spaventosamente, gli stipendi del 40% degli italiani non bastano ad arrivare a fine mese. Però per Berlusconi e per la sua classe di industriali, grossi imprenditori e ladroni va bene, le aziende guadagnano di più, alla faccia del povero operaio che continua a morire nei cantieri e nelle fabbriche per la loro ricchezza.
Dal 1992, da quando la mafia ha fatto fuori Falcone e Borsellino, da quando l’inchiesta Manipulite è scomparsa, da quando, niente hanno stimolato le denunce del libro “La Casta” e “Gomorra”, da quando è possibile fare leggi “ad personam” non c'è più né Paese, né legalità né altro. Il tritolo è scomparso, ma i magistrati scompaiono in un altro modo. Di Pietro, De Magistris, Forleo, sono solo alcuni di essi scomparsi per volere del potere. C'è stata la corruzione della mafia! Chi se l'aspettava? La mafia corrotta dall'interno dalla politica, c'è stata questa fusione straordinaria, non ci si fa caso se in casa di Berlusconi vengono trovati ricercati per mafia.. E' un Paese che non capisce più dove vuole arrivare. Dov'è, cos'è.Io vorrei capire se sto delirando io o se c'è qualcosa che non quadra. Quello che non quadra è che sappiamo le cose, ma è come se non le sapessimo, tanta è l’indifferenza della gente comune, ormai rassegnata al peggio, rassegnata a non sognare una vita migliore.
Sappiamo milioni di stronzate che ci vengono propinate dalle tv di stato di Berlusconi, ma capire cosa è l'acqua pubblica o privata, l'energia, internet, i rifiuti, gli inceneritori, questo non dobbiamo saperlo, delle cose che ci cambiano veramente la vita non dobbiamo sapere niente.
Allora cosa fare?Bisogna cominciare a vedere chi è il nemico: è una poltiglia dove si sono mischiate imprenditoria, politica, mafia e media, diretta dal capomastro Berlusconi.Per un Paese finalmente libero bisogna ricominciare dalla Costituzione Italiana, e, ad esempio, cacciare subito quegli onorevoli che dicono di rimpiangere il Fascismo, accettare l’indipendenza della magistratura, riconoscere il diritto al lavoro per tutti gli italiani. Abbiamo bisogno di questo, non di politici. Cittadini informati che sappiano le cose, che si occupino del loro quartiere e delle loro città, che non le lascino svendere da questi partiti e da questi politici che vivono di clientelismo e poltrone.

giovedì 18 settembre 2008

COME SI VINCONO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE A VILLA CASTELLI

Quello che le nuove leve politiche non hanno ancora capito è che a Villa Castelli le elezioni amministrative non si vincono facendo politica vera, ma conoscendo il territorio e chi lo popola.
Voglio dire che qui non è importante essere dei politici veri, ma saper essere clientelare.
Le persone più importanti in questo paese non sono le realtà lavorative, i giovani, il medio cittadino che cerca lavoro o lavora sfruttato nelle campagne, ma i pensionati, gli unici che di sicuro vanno a votare e che sono costrette a vivere qui ormai.
I giovani, quei pochi che non sono emigrati ancora, ormai non credono più nelle istituzioni, ed a giusta ragione, per cui non hanno peso decisivo perchè neanche si presentano alle urne.
Le aziende sono poche e possono influire in minima parte. In ogni caso basta prendersi cura di alcune per far vedere che si è vicini al mercato del lavoro, ed in genere si scelgono le più importanti e grosse.
I pensionati ed anziani sono tanti ed hanno un grosso potere decisivo,ed è su queste persone che il politico smaliziato fa conto.
Questa attuale amministrazione non ha capito questo ed ora rischia di perdere tanti consensi. Bastava mettere una persona in un ufficio atta solo ad ascoltare i problemi e le lamentele dei poveri anziani che già vivono una vita precaria e sempre più da soli, e che non vogliono altro che essere ascoltati da chi almeno fa finta di interessarsi ai loro problemi. Così si vincono le elezioni a Villa Castelli. Certo, bisogna anche dare qualche posto di lavoro, in ogni caso nella vita qualcuno prima o poi va in pensione e ci vuole un certo ricambio, e così si mettono gli amici nei posti di controllo per garantirsi appoggi futuri, senza fare alcuno sforzo. L’importante è illudere il cittadino che se si è avuto un posto di lavoro, dobbiamo dire grazie al sindaco del momento che ha pensato a lui.
Questa è la vita qui a Villa Castelli e così si vincono le elezioni. Intanto siamo l’ultimo paese nella Puglia per il reddito pro-capite e questo non onora questa politica ambigua, ma qui si vince con l’ambiguità. Meditate gente, meditate.

lunedì 8 settembre 2008

Concerto evento della Richard Sinclair Band

Attesissima serata a Villa Castelli per l’arrivo del celebre cantante inglese Richard Sinclair, accompagnato da ottimi artisti pugliesi.

Venerdi 12 settembre 2008 inaugurazione della tre giorni di festa voluta dalla locale “Lista Caliandro” e chiamata “Incontriamoci alla festa della nostra città”. Una lista ormai nota da anni a Villa Castelli non poteva che inaugurare con un personaggio mitico, Richard Sinclair. L’inizio dello spettacolo è in via Belvedere a partire dalle ore 21,00.

Richard Sinclair è considerato, e giusta ragione, una leggenda del rock, ed un promotore della musica rock che oggi ascoltiamo. Basti pensare che l’album “In the land of grey and pink” dei Caravan (suo gruppo storico) è il terzo album più venduto nel mondo dopo i Beatles con “Sg. Peppers lonely hearth club band” e dopo i Pink Floyd co “The dark side of the moon”.
Iniziò a suonare il basso per un gruppo chiamato i Wilde Flowers nel 1962, per poi fondare quattro anni dopo i Caravan. Nel 1977 entro a far parte di un altro gruppo storico, i Camel, ed infine fondò gli Hatfield & the North. E’ stato ospite illustre d’album fondamentali di Robert Wyatt, Hugh Hopper e Kevin Ayers (membri dei Soft Machine). Sono stati più di 35 anni di musica originale e meravigliosa, un onda che miscela deliziosamente inventive basate su musiche della chiesa anglicana, world jazz, anche musica classica del 20° secolo, musica folk.

Il concerto della Richard Sinclair Band rappresenta un momento di attrazione ai più alti livelli.
La band è formata da musicisti pugliesi eccezionali:

Angelo Losasso (batteria),
Antonio Cascarano (chitarra)
Gianluca Milanese (flauto)
Ettore Carucci (tastiere)

mercoledì 13 febbraio 2008

Pensieri sulla Costituzione Italiana

La nostra Costituzione, sessant'anni ben portati, perché tutela i diritti fondamentali dell’uomo, afferma l'uguaglianza dei cittadini senza discriminazioni, perché prescrive che l'iniziativa economica deve essere indirizzate a fini sociali, perché stabilisce che il lavoro deve garantire ai cittadini una esistenza libera e dignitosa, perché ripudia la guerra, perché predica la pace.

Una Costituzione figlia del grande movimento popolare di liberazione e di progresso che la storia ci ha consegnato col nome di Resistenza. Ma oggi, dopo tanti anni in cui è stato portato avanti il progetto di società imperniato sulla centralità del lavoro e sul riconoscimento delle libertà e dei diritti fondamentali, quale è il destino del nostro Statuto? Recentemente sembra che stanno nascendo diverse «costituzioni parallele» le quali puntano a cancellare del tutto la prima parte della Costituzione italiana e cioè quella dei principi, delle libertà e dei diritti.
Costituzioni di stampo integralista e reazionarie che vogliono eliminare la vera identità costituzionale, quella delle idee di pluralismo e di tolleranza, per mettere al suo posto verità ritenute assolute da politici arrivisti o pluriindagati, pluriinquisiti e pluricondannati che rischiano di provocare lo scontro fra valori, se non proprio di democrazia. Un rischio quindi culturale e sociale, perché viene vista come un ostacolo alla crescita moderna liberista perché non si limita solo a disciplinare il funzionamento delle istituzioni, ma disegna una democrazia progressiva indicando importanti obiettivi di uguaglianza, di solidarietà e di giustizia sociale, che non piacciono a chi vuole soggiogare l’intera Italia, come un dittatore.
Una Costituzione nella quale il metodo democratico deve fare spazio alle proposte di regole elettorali modellate sugli interessi dei singoli partiti, alle ipotesi di riforme costituzionali intese a rafforzare i poteri dei vertici di governo, ai tentativi di indebolire il ruolo del Parlamento ed a politiche rivolte a scoraggiare le forme di partecipazione democratica. E sì, perché se è vero che i partiti versano in una grave crisi, ma sono forti in termini di potere, di occupazione di posti di controllo, ma inesistenti nella società, è altrettanto vero che essi vanno riguardati come strumenti indispensabili della democrazia e vanno perciò ricondotti al ruolo assegnato loro dalla Costituzione, cioè di «concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
Il sessantesimo compleanno della Costituzione purtroppo vive una congiuntura politica non certo rassicurante come le dichiarazioni di Veltroni il quale non si è soffermato sui gravi problemi del Paese, ma ha concentrato la sua attenzione sulle regole del gioco. Ed ha annunciato riforme in due fasi: la prima per ottenere un sistema proporzionale bipolare e la seconda proponendo agli italiani il maggioritario a doppio turno e l'elezione diretta del Capo dello Stato. Veltroni si è pronunciato insomma per la introduzione del sistema presidenziale alla francese, una riforma non certo in linea con lo spirito della Costituzione.

Che dire a fronte di questo malinconico scenario? Noi siamo figli della Costituzione, così vorremmo restare, perché in lei c’è la nostra identità di popolo, e nei suoi 139 articoli racconta chi siamo, da dove vengono i nostri valori e dove ci porteranno i nostri ideali. Ma se si devono riscrivere le regole, facciamolo tutti insieme, altrimenti governassero da soli, perchè non ci sentiremmo più tutelati da uno stato che non esiste più.

“LA COSTITUZIONE E’ UNA SIGNORA DI 60 ANNI CHE PRESENTA PIU’ VALORI GIOVANI CHE RUGHE. SI POSSONO TOGLIERE LE RUGHE DAL VOLTO DI UNA BELLA SIGNORA ED E’ QUELLO CHE DOBBIAMO FARE, L’IMPORTANTE E’ LASCIARE INTATTI, CONOSCIUTI ED AMATI, I SUOI LINEAMENTI FONDAMENTALI”
(Giorgio Napoletano)





Pino Ciraci

Attacco alla legge 194

E' ripartito da un ambiguo Ferrara l'attacco alla 194, i protagonisti: Ruini, Bondi e la Binetti.
(e Berlusconi ne approfitta per farsi votare dai cattolici, ma non sa che i cattolici non votano mafiosi e ambigui)

Purtroppo non c’è niente di nuovo, rivedendo che ancora esistono quelli che non considerano le donne persone moralmente responsabili. Al rintocco del nuovo anno Giuliano Ferrara ha proposto una moratoria degli aborti cancellando di fatto la legge 194, coinvolgendo il Cardinale Ruini, favorevole alla crociata contro la legge.
E immediatamente, con zelo sottomesso, Sandro Bondi annuncia una mozione parlamentare per rivedere la legge 194. E Paola Binetti si è detta pronta a votare con Forza Italia per la modifica delle linee guida per l'applicazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza.
Ma Ferrara, Bondi, Binetti fanno parte di coloro che in questi anni hanno prodotto un vero e proprio attacco alle libertà, ai diritti, alla autodeterminazione delle donne. Non si nascondano dicendo di essere cattolici, perché tantissimi cattolici, tra cui il sottoscritto sono stati favorevoli alla legge. Loro fanno parte di coloro che non vogliono o fanno finta di non capire che sui diritti delle donne si determinerà una reinterpretazione dei conflitti e si definirà la qualità della democrazia del nostro paese.
Con orgoglio civile, le donne infatti, sanno che nelle politiche pubbliche c’è bisogno del loro sguardo di libertà, la libertà di concepire e costruire una possibilità di vita dentro la quale anche la maternità sia responsabilmente e consapevolmente scelta. Che cosa allora si aspetterebbero le donne dalla politica, in questi tempi di attacco alla 194, in cui si propone un’offensiva ideologica per il modo in cui si parla di aborto come soppressione di vita umana? (Tutta ideologica e politica, schifosamente politica sulla pelle delle donne e dei bambini).
Si aspetterebbero una precisa assunzione di responsabilità in difesa della legge sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, e invece il silenzio.
In Italia la maggioranza degli uomini e delle donne riconoscono che la legge 194 ha consentito alle donne innanzitutto e alla società di liberarsi dalla piaga dell’aborto clandestino, di ridurre le interruzioni di gravidanza, di prevenire, di avviare politiche di tutela della maternità e di affermare l’autodeterminazione delle donne nella scelta di una maternità responsabile. Sono in maggioranza anche le persone consapevoli che una scelta di maternità libera e responsabile è garantita anche da politiche che rispondano a nuovi bisogni sociali e che riconoscono i diritti fondamentali al lavoro, alla casa, a servizi di sostegno alla maternità.
In Italia è diventata coscienza collettiva l’idea che l’aborto non è reato, e non è un diritto.
E’ una decisione che una donna sa prendere, consapevole, specialmente da cattolica.
Si sa che la legge 194 non è una legge come le altre e che se ha retto nel tempo agli attacchi come il referendum abrogativo del 1981, è perché nella pratica non ha incentivato l’aborto, ha garantito assistenza a chi ne aveva bisogno, e soprattutto si è affidata al senso di responsabilità delle donne che hanno saputo far valere la loro autonomia.
Ed è ancora solo politica, perché se nel 1981 gli uomini e le donne italiane spontaneamente hanno di nuovo scelto per mantenere la legge, perché accendere ancora polemiche, che per fortuna il Vaticano stesso ha subito zittito!
Davvero oggi sollevare la questione dell’abrogazione della legge vuol dire rischiare di far perdere voti al centrodestra.
In ogni caso le donne ora sanno che certa gente come Berlusconi, Bondi, Binetti, Ferrara per giochi di potere sono disposti a camminare sulle loro vite, per rendersi conto di chi mandiamo a governare quando votiamo Forza Italia.

La legge 194 è un rigoroso e saggio punto di equilibrio fra convinzioni diverse da cui in nessun modo si può arretrare, se non perdendo le libertà ed i nostri diritti sociali.

Che cosa aspetta tutto il centro sinistra a dire con chiarezza e determinazione che la legge 194 non si tocca?


Pino Ciraci

domenica 3 febbraio 2008

Lo stipendio dei parlamentari

Il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma che strano!? quelli che si definiscono della sinistra radicale potevano almeno astenersi!!) un aumento di stipendio per i parlamentari, di circa euro 1.135 al mese. Inoltre, la mozione é stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.

STIPENDIO Euro 19.150
STIPENDIO BASE Euro 9.980
PORTABORSE Euro 4.030 (generalmente parenti o familiari)
RIMBORSO SPESE AFFITTO Euro 2.900
INDENNITA' DI CARICA Euro 335/6.455 TUTTO ESENTASSE!!!

Poi:

TELEFONO CELLULARE Gratis
TESSERA DEL CINEMA Gratis
TESSERA TEATRO Gratis
TESSERA AUTOBUS -METROPOLITANAGratis
FRANCOBOLLI Gratis
VIAGGI AEREI NAZIONALI Gratis
CIRCOLAZIONE su AUTOSTRADE Gratis
PISCINE e PALESTRE Gratis
TRENI Gratis
AEREO DI STATO Gratis
AMBASCIATE Gratis
CLINICHE Gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI Gratis
ASSICURAZIONE DECESSO Gratis
AUTO BLU CON AUTISTA Gratis
RISTORANTE Gratis

Poi:
Hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento, mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!). Circa 103.000 euro li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per coloro che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera (es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio).
La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO. La sola Camera dei Deputati costa al cittadino Euro 2.215 al MINUTO !!

Fatela circolare

Si sta promuovendo un referendum per l'abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari. Queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i mass media rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani.

Sondaggio Eurispes

EURISPES: SEMPRE MENO FIDUCIOSI NELLE ISTITUZIONI

La fiducia degli italiani nelle istituzioni è ulteriormente calata nel corso dell'ultimo anno: e' quanto si evince da un sondaggio dell'Eurispes, contenuto nel Rapporto Italia 2008 presentato il 25 gennaio a Roma. Un italiano su due ha visto diminuire la propria fiducia, e questo sentimento ha colpito soprattutto chi si identifica con l'area politica di destra e di centro-destra (rispettivamente 70,5 e 60,9 per cento).
Altra verità sbandiera (qui si nota il potere delle televisioni), attraverso le sue reti (RAI 1 – RAI 2 – Canale 5 – Rete 4 – Italia 1 ) il pregiudicato più noto d’Italia, Silvio Berlusconi, che ha fatto leggi su misura contro il suo arresto, che dice l’Italia vuole lui e il suo governo di centro-destra.

L'unico soggetto istituzionale che ancora ottiene la fiducia della maggioranza dei cittadini è il presidente della Repubblica.
Quindi il 49,6% degli italiani è meno fiducioso verso la politica, le forze dell'ordine, i sindacati ma anche la Chiesa, la magistratura, la scuola. Le percentuali sono molto basse tra i giovani.

Il 49,6 per cento degli italiani ha perso fiducia nelle istituzioni. Per il 40,7 per cento la fiducia è invariata, solo per il 5,1 per cento è aumentata, grazie al governo di centro-sinistra. La percentuale di chi crede meno nelle istituzioni è più alta tra gli elettori di destra e di centrodestra Ma anche gli elettori di sinistra (43,9 per cento) e centrosinistra (39 per cento) si fidano meno.

Governo e Parlamento. Il 75,3 per cento degli intervistati dichiara di avere poca o nessuna fiducia nel Parlamento. Solo un cittadino su quattro si fida del governo. Solo il 14,1 per cento degli intervistati dichiara di fidarsi dei partiti. Ma non sono troppo popolari neanche i protagonisti dell'antipolitica: personaggi pubblici come Beppe Grillo o Nanni Moretti ottengono un consenso di poco superiore al 20 per cento, comunque superiore al 17 per cento medio dei politici di professione.
La Magistratura. Anche la magistratura si colloca sotto il 50 per cento: si fidano di giudici e procuratori il 42,5 per cento degli intervistati, un dato comunque in aumento rispetto al 39,6 per cento del 2007.
La Chiesa. Tra le istituzioni scivola sotto il 50 per cento anche la Chiesa, che raccoglie la fiducia del 49,7 per cento degli intervistati (perdendo oltre 10 punti rispetto all'anno precedente).
Le forze dell'ordine. Gli italiani si fidano al 50% delle forze dell’ordine.
La scuola. Arretra moltissimo anche la fiducia nella scuola, che si attesta al 33 per cento contro il 47,1 per cento del 2007.
Le associazioni di volontariato. L’unica fiducia con molto consenso (71,6 per cento) ricevono le associazioni.


MEDITIAMO,
QUESTO E’ UN SONDAGGIO REALE, NON FALSITA’ DI POLITICI
MEDITIAMO.

Pino Ciraci